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Disastro ambientale, sequestrata la Caffaro di Brescia: “Un carcinoma al centro della città”

La Procura di Brescia ha disposto il sequestro della Caffaro, azienda che nonostante le inchieste aperte e le denunce delle autorità di controllo continua a inquinare, con valori di cromo e mercurio sopra i parametri di legge. Nominato un custode giudiziario che dovrà garantire il mantenimento attivo della barriera idraulica che impedisce ai veleni di raggiungere la falda cittadina.
A cura di Simone Gorla
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La Procura di Brescia ha disposto il sequestro della Caffaro, storica azienda coinvolta in un'inchiesta per disastro ambientale. Il provvedimento, eseguito dai carabinieri Forestale e disposto dal gip Alessandra Sabatucci su richiesta del sostituto procuratore Donato Greco e dell'aggiunto Silvio Bonfigli, è dovuto al continuo inquinamento dell'impianto, con valori di cromo e mercurio sopra i parametri di legge.

Procuratore: Un carcinoma al centro della città, va estirpato

"Abbiamo rimesso in piede un puzzle non facile da ricostruire. Caffaro è una questione difficile da comprendere, gestire e risolvere. È un carcinoma al centro della città e va estirpato", ha detto il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, parlando ai giornalisti. "Credo che la contestazione del reato di disastro ambientale faccia ben capire la gravità della vicenda. Fino a gennaio scorso il superamento dei limiti di inquinante è stato molto alto. C'è sversamento di cromo esavalente, con valori 10-15 volte, con tracce che si vedono girando il sito".

"Situazione inquietante, inquinamento ancora in atto"

Quella della Procura di Brescia è "un'indagine che parla al presente e dell'inquinamento oggi in atto e non dello storico", ha sottolineato il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli che parla di una situazione "inquietante" che si aggrava perché "mentre noi parliamo il cromo esavalente percola". "Abbiamo visto il mercurio che galleggia sul suolo" ha spiegato Bonfigli. "Bisogna intervenire per mettere in sicurezza la falda".

Le inchieste sulla Caffaro per valori di cromo e mercurio alle stelle

Già nell'ottobre del 2019 otto persone erano state iscritte nel registro degli indagati dalla procura di Brescia nell'ambito di due inchieste sui casi di inquinamento ambientale alla Caffaro. Le accuse erano di inquinamento ambientale e gestione non autorizzata dei rifiuti. I manager erano stati indagati per le concentrazioni oltre i limiti di legge di cromo esavalente e per la presenza di mercurio in uno dei capannoni dismessi.

"L’inquinamento provocato dall’attività produttiva della Caffaro, oltre ad aver contaminato i terreni sottostanti lo stabilimento, si è diffuso nelle aree a sud dell’azienda mediante lo scarico delle acque industriali nelle rogge. Ma anche la movimentazione dei rifiuti e dei suoli contaminati ha contribuito a generare nel territorio Bresciano aree contaminate", scriveva Arpa Lombardia in merito al sito contaminato.

Sito di interesse per la messa in sicurezza dal 2003, ma inquina ancora

Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio dal 2003 ha definito il perimetro dell’area Caffaro quale sito di interesse nazionale "da sottoporre ad interventi di caratterizzazione, di messa in sicurezza d’emergenza, bonifica, ripristino ambientale e attività monitoraggio" relativamente ai terreni, alle rogge, alle discariche e alla falda.

L'azienda però, nonostante gli stop imposti dalle autorità, ha continuato a inquinare, secondo quanto verificato dalla stessa Agenzia regionale di protezione dell'ambiente che nell'autunno del 2019 rilevava ancora livelli fuorilegge di cromo esavalente.

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