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In Lombardia, 7 medici su 10 hanno sofferto di stress lavorativo cronico durante la pandemia

Durante la pandemia, 7 medici lombardi su 10 hanno sofferto di stress lavorativo cronico, o “burnout”. Ad affermarlo, l’indagine dell’università Milano-Bicocca.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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Oltre il 70 per cento dei medici lombardi sospetta di aver sofferto di stress lavorativo cronico, o "burnout", tra novembre 2021 e marzo 2022. È uno dei dati più rilevanti che sono emersi dall'indagine condotta dall'università degli studi di Milano-Bicocca per il sindacato dei medici e della dirigenza sanitaria, l'Associazione nazionale aiuti e assistenti ospedalieri (Anaao)-Assmoed Lombardia. Una ricerca che ha evidenziato l'accumulo di stress nel personale sanitario durante gli ultimi mesi, tenendo conto anche delle differenze demografiche di età e sesso degli intervistati.

Esaurimento mentale, emotivo e fisico

Sono 958 i medici che si sono sottoposti al questionario online. Di questi, il 71,6 per cento pensa di aver sofferto di burnout: un esaurimento che coinvolge il piano mentale, ma anche emotivo e fisico di una persona. L'Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto questa sindrome come in grado di influenzare lo stato di salute delle persone e, in modo diretto o indiretto, anche le loro prestazioni lavorative. Una condizione che preoccupa chi ha a che fare tutti i giorni con situazioni delicate, nella quale il 59,5 per cento dei medici lombardi teme di poterne essere vittima in futuro.

L'effetto della pandemia

"La sindrome del burnout insorge quando le richieste del lavoro superano le capacità del lavoratore di affrontarle, intaccando la salute psicofisica dell’individuo", commenta Stefano Magnone, segretario regionale di Anaao-Assomed Lombardia: "A peggiorare le condizioni lavorative, oltre alla carenza di risorse e ai ritmi lavorativi isterici in cui siamo costretti, è stata la pandemia". Nonostante, però, l'87,4 per cento dei medici lombardi dichiari che la pandemia e, in particolare, la quarta ondata pandemica abbia avuto effetti di media o grave entità sul proprio benessere lavorativo, il servizio nei reparti Covid-19 non sembra essere un fattore determinante. A influenzare in modo considerevole, invece, sembrano essere le variabili soggettive. Ad esempio, l'avere parenti o colleghi ricoverati a causa di complicazioni legate all'infezione.

I risultati degli strumenti oggettivi

"Emerge una forte corrispondenza tra ciò che rilevano gli strumenti psicometrici oggettivi e il vissuto soggettivo dei medici", fa notare Edoardo Nicolò Aiello, psicologo e dottorando in neuroscienze alla Bicocca. Infatti, lo studio dimostra come tra tutti gli intervistati il 18,5 per cento presenti un'effettiva sintomatologia di rilievo clinico riconducibile al burnout, il 31,9 per cento riconducibile a disturbi dello spettro ansioso e il 38,7 per cento a quello depressivo. Per quanto riguarda la variabile demografica, sembra essere quello femminile il sesso più vulnerabile al burnout: condizione condivisa con gli specializzandi, mentre più si sale di anzianità più sembra essere presente un meccanismo protettivo.

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