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Il sindaco di Sesto San Giovanni passa alla Lega: l’ex Stalingrado d’Italia dal Pci al Carroccio

Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, è passato ufficialmente alla Lega. Si tratta di un momento in qualche modo storico per la cittadina dell’hinterland di Milano che era stata soprannominata la Stalingrado d’Italia e che dal Dopoguerra fino al 2017 era stata sempre una roccaforte “rossa”. “È il coronamento di un percorso naturale, perfettamente coerente con le scelte politiche dell’amministrazione comunale”, ha dichiarato Di Stefano, che prima di essere eletto nel 2017 si definiva un moderato ed era vicino a Forza Italia.
A cura di Francesco Loiacono
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Da sinistra: il sindaco Roberto Di Stefano, Matteo Salvini e Silvia Sardone (Facebook)
Da sinistra: il sindaco Roberto Di Stefano, Matteo Salvini e Silvia Sardone (Facebook)

La tessera di Forza Italia non l'aveva mai avuta. Eppure la vicinanza di Roberto Di Stefano, sindaco di Sesto San Giovanni, al partito di Berlusconi era assodata,  e lo aveva portato, nel giugno del 2017, a strappare l'ex Stalingrado d'Italia al centrosinistra per la prima volta dal Secondo dopoguerra. Era stata la compagna di Di Stefano, la plurivotata consigliera comunale di Milano Silvia Sardone (all'epoca di Forza Italia), a certificare la portata dell'impresa: "Abbiamo vinto: abbiamo espugnato la Stalingrado d'Italia. Abbiamo fatto la storia, un'impresa incredibile! Non ci posso ancora credere!", aveva scritto su Facebook.

Oggi, martedì 4 agosto, si è consumato quello che è l'ultimo atto politico del primo cittadino sestese, che segna anche un momento a suo modo storico per la cittadina dell'hinterland di Milano che ospitava storiche industrie come la Breda, le acciaierie Falck, la Ercole Marelli e una classe operaia che durante la Seconda guerra mondiale era stata protagonista di scioperi che avevano messo in crisi il regime fascista, tanto da far guadagnare alla città la Medaglia d'oro per la Resistenza. Di Stefano è infatti passato alla Lega di Matteo Salvini, consegnando così al Carroccio quella che era una roccaforte del Partito comunista italiano prima – l'ultima compianta sindaca del Pci, Fiorenza Bassoli, è tra l'altro scomparsa di recente – e del centrosinistra poi.

Chissà se questo passaggio è esemplificativo di una parabola nelle scelte di voto di alcune categorie sociali: "Molti operai, molti lavoratori, molte donne con i calli sulle mani mi dicono ‘Matteo, io ho votato per una vita a sinistra, ma a sto giro la sinistra conosce più banchieri che operai'", ha detto a tal proposito Salvini questa mattina a Sesto durante l'affollata conferenza di presentazione del "nuovo ingresso" nel partito.

Anche la compagna di Di Stefano, Silvia Sardone, è passata alla Lega

A parte le analisi politiche del leader della Lega, che ovviamente dimentica di citare la vicenda Credieuronord e gli stretti legami col mondo bancario da parte del Carroccio, il passaggio di Di Stefano alla Lega era qualcosa che si fiutava nell'aria, quasi inevitabile. Lui stesso, in un messaggio su Facebook, ne ha parlato come del "coronamento di un percorso naturale". Un percorso in cui Di Stefano era stato anticipato dalla compagna Sardone, nel frattempo diventata anche consigliera regionale ed eurodeputata, sempre con migliaia di preferenze. Alle elezioni Europee dello scorso anno la Sardone, che aveva lasciato in maniera burrascosa Forza Italia nel 2018 dopo aver fatto incetta di voti alle Regionali, era stata candidata come indipendente nella lista del Carroccio per la circoscrizione Nord Ovest.

Quando Di Stefano si definiva moderato

Sia Silvia Sardone sia Roberto Di Stefano da tempo sembravano aver perso quelle posizioni moderate che caratterizzano l'elettorato di Forza Italia. "Era il 2005 e per un moderato come me, in quegli anni, era naturale avvicinarsi a Forza Italia, partito con il quale sono stato eletto per la prima volta Consigliere Comunale nel 2007, ripetendomi nel 2012 con il PdL, stabilendo nell’occasione il record di preferenze,  grazie ai  700 voti che ottenni", diceva Di Stefano a proposito dei suoi esordi in politica in un'intervista del 2017 a MilanoPost. Oggi, invece, Di Stefano rivendica la scelta di passare al Carroccio come una decisione "perfettamente coerente con le scelte politiche dell’amministrazione comunale". Scelte tra cui rientra, ad esempio, l'adozione di quella legge regionale sulle assegnazioni delle case popolari recentemente dichiarata incostituzionale perché giudicata discriminatoria verso gli stranieri, in quanto consentiva di accedere alle case popolari solo alle persone residenti in Italia da almeno 5 anni. Oggi Di Stefano annuiva convinto mentre Salvini diceva a proposito di questa legge: "Le case popolari di Sesto le hanno pagate i vostri genitori e i vostri nonni. Non è giusto che chi arriva domani mattina magari passi davanti a chi è qua da 30 anni. Per quanto mi riguarda prima vengono i cittadini italiani". La rivoluzione, a Sesto, è compiuta.

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