
Shopping, catene di fast food e ristoranti, un grande centro commerciale, spazi verdi e pedonali. È il nuovo volto di piazzale Loreto ridisegnato dal bando C40 Reinventing Cities, il "concorso per le città globali" promosso nel 2020 dal Comune di Milano e vinto l'anno successivo dalla società di sviluppo immobiliare Nhood. Che prevede stalli per biciclette, un chilometro di pista ciclabile per unire viale Monza e via Padova con corso Buenos Aires, pannelli solari, alberi piantumati e ottomila metri quadri (per un totale di 34 unità) dedicati al commercio e alla ristorazione.
Un investimento da circa 80 milioni di euro che, per il glorioso 2026 delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina, aveva come obiettivo dichiarato quello di "migliorare la qualità della vita urbana" trasformando uno spazio centrale da tempio grigio, congestionato dal traffico e dalla mobilità difficoltosa per pedoni, ciclisti e automobilisti in una nuova piazza aperta alla cittadinanza. Una realtà a due livelli che, secondo quanto dichiarato dai progettisti, sarà "vetrina dell'eccellenza italiana", ospitando un "mix funzionale di attività commerciali, brand nazionali e internazionali, servizi ed eventi che restituiranno valore alla città e a chi ha l'ambizione di farvi parte".
Ora, però, è tutto congelato. Dei lavori che sarebbero dovuti, sulla carta, partire a inizio agosto, al momento non si vede neanche l'ombra. Anche il progetto di piazzale Loreto è finito infatti sotto la lente della Procura di Milano, che da tempo indaga su ciò che, secondo i pm del pool di Tiziana Siciliano Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici sarebbe un consolidato "sistema di speculazione edilizia" in città portato avanti da un'alleanza di costruttori, dirigenti comunali, politici.
A emergere, in particolare, sarebbero dei colloqui privati tra Giuseppe Marinoni, ex presidente della commissione per il Paesaggio per cui la procura oggi chiede l’arresto, e Carlo Masseroli (non indagato), già assessore allo Sviluppo del territorio con Letizia Moratti e fino allo scorso 3 giugno amministratore delegato di Nhood. In questi scambi, come scrivono gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, Giuseppe Marinoni, nelle vesti di Presidente della Commissione per il paesaggio, "appare asservire le sue funzioni pubbliche al fine di portare a termine il progetto delle Porte Metropolitane con l'investitore Nhood, rendendosi disponibile a visionare "in maniera riservata" il progetto relativo alla trasformazione di piazzale Loreto".
Aree demaniali pubbliche che, secondo i pm milanesi, sarebbero di fatto state cedute ai privati senza tenere realmente conto "dell'interesse pubblico". Progetti come gli ex scali ferroviari (in testa Porta Romana e il Villaggio Olimpico), ex caserme e, appunto, piazzale Loreto. "Ma il caso di piazzale Loreto è più emblematico che mai di quello che sta succedendo a Milano. Non si tratta di un sito abbandonato, di una ex fabbrica o di una grande area periferica che il Comune affida in partenariato pubblico-privato perché riqualificarla sarebbe troppo oneroso per le casse pubbliche", spiega a Fanpage.it Lucia Tozzi, giornalista ed esperta di politiche urbane. "In questo caso è semplicemente un piazzale trafficato, in cui sarebbero stati sufficienti interventi che il pubblico poteva tranquillamente sostenere".
E invece, proprio per decisione del Comune, lo spazio è stato "rigenerato". Ma che significa realmente "rigenerare", in quest'ottica? Verde, aree pedonali, certo. E poi? Negozi, catene, supermercati. Un vero e proprio centro commerciale su due piani che prolunga idealmente corso Buenos Aires, già "passeggiata dello shopping" tra le più celebri di Milano: un chilometro e mezzo di asfalto punteggiato da 350 punti vendita che conta il fatturato quotidiano complessivo tra i più alti al mondo e una media di centomila persone che vi transitano ogni giorno per comprare.
Un investimento che ha ovviamente coinvolto un'area centrale e ben collegata del capoluogo, già interessata da ingenti flussi di denaro e turismo e non certo uno dei tanti piazzali trascurati di periferia, deserti di cemento e case popolari. Un punto che, con l'invenzione del quartiere NoLo, è stato negli ultimissimi anni travolto da un'operazione di gentrificazione dalla rapidità sorprendente, con il trasferimento di giovani professionisti e famiglie borghesi in un'area urbana dall'alto tasso di immigrazione (e conseguente super rivalutazione degli immobili, che ora costano il doppio rispetto a cinque anni fa). È davvero questo "dare valore" alla cittadinanza? O si tratta, al contrario, di dare vantaggio agli interessi del privato, plasmando quello che dovrebbe essere un progetto urbanistico a lungo raggio sulle esigenze di rendimento economico degli investitori internazionali?
"Pensiamo al caso di Place de la République a Parigi", sempre Tozzi. "La piazza della capitale francese fino a poco tempo fa importante nodo di traffico di recente protagonista di una grande opera di riqualificazione". Il progetto per ripensare il piazzale, una sorta di rotonda prima ingorgo di veicoli dalla mobilità identica a piazzale Loreto, è stato inaugurato nel 2013 da uno studio di architettura della città che ha confinato il traffico automobilistico sui tre lati del rettangolo per mantenere solo autobus, tram e taxi sul grande lato nord, creando così un’ampia zona pedonale continua con file di alberi, una vasca riflettente, panchine e spazi per sedersi. "Un luogo che è stato realmente restituito ai cittadini, diventando la piazza pedonale più grande di Parigi e addirittura il simbolo delle manifestazioni dei francesi. La nuova piazzale Loreto concepita intorno al commercio e alle catene potrà diventare luogo di reale aggregazione, anche magari di dissenso? Non penso proprio. Onestamente, non vedo i manifestanti trovarsi davanti all'Auchan per protestare".
Il sospetto, quindi, è che anche in questo caso oasi verdi, ciclabili e aree pedonali "da regalare ai milanesi" siano in realtà uno "specchietto" per giustificare vere e proprie operazioni commerciali dove al centro, alla fine, c'è più che altro l'interesse degli stakeholders privati: quello che sarebbe accaduto in molti cantieri cittadini dove, secondo la Procura di Milano, "caricare di edilizia sociale i progetti" sarebbe stato un escamotage ormai di prassi per far passare piani di partenariato pubblico-privato (PPP) che di pubblico avevano ben poco, e di fatto "bypassare le restrizioni del PGT". Al massimo, se va bene, natura e spazi pedonali diventano qui semplici arredi per migliorare l'esperienza di shopping in stile outlet. Per creare un ambiente rilassante e piacevole che spinga i consumatori (e non i cittadini), anche quelli di passaggio, a prendere un caffè, un gelato, un panino, una bibita. In poche parole, a comprare.
"Non si tratta certo dell'unico caso in Europa di piazza commercializzata, ci mancherebbe", conclude Tozzi. "Ma resta un episodio unico nel suo genere per la posizione e il valore di piazzale Loreto, nodo centrale e simbolo della storia di Milano. E per la grandezza dell'operazione di cosiddetta "rigenerazione" con un grande centro commerciale, pop-up store, show-room, negozi su negozi a tre livelli destinati a far sparire quelli del mezzanino della metropolitana".
E adesso che succede? Per salvare il maxi piano da 9.200 metri quadrati ed evitare il blocco delle indagini della Procura, gli avvocati di Palazzo Marino intendono chiedere modifiche allo sviluppatore. Che significa preparare un piano attuativo che preveda anche servizi aggiuntivi per il quartiere e più verde "richiesto dai cittadini e dal Municipio 3", come ha di recente dichiarato lo stesso Beppe Sala (tra i 74 indagati nell' inchiesta sull'urbanistica). Buona notizia? Forse. Il timore, anche stavolta, è che si tratti dell'ennesimo "contentino" ai milanesi per portare avanti le logiche finanziarie di qualcun altro. E per non fermare il business che fa girare il capoluogo lombardo, rendendolo la capitale europea di enorme attrattività che è da qualche anno a questa parte. Ma davvero Milano può essere solo questo?
