Il centrodestra chiede di chiudere i campi rom, ma a Milano quello più grande è stato aperto proprio da loro

È ancora acceso lo scontro politico sui campi rom dopo che due giorni fa a Milano quattro ragazzini tra i 13 e gli 11 anni hanno investito e ucciso con un'auto rubata una donna di 71 anni, Cecilia De Astis. I bambini hanno origini rom bosniache e vivono con le loro famiglie. Precisiamo che nessuno di loro vive in un campo abusivo. Come ha appreso Fanpage.it, l'area in cui si trovano è proprietà privata. Il padrone di quell'area non ha mai richiesto un intervento e, almeno per il momento, non sono state accertate condizioni igienico-sanitarie tali per cui procedere con uno sgombero da parte dell'autorità.
Al di là di questo, la polemica si è accesa proprio sulla necessità di sgomberare i campi o, come ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini "raderli al suolo". L'attenzione si è spostata quindi tutta sull'origine dei bambini e non sul fatto che sia morta una persona e che questa sia stata causata proprio da ragazzini. Inoltre manca un altro punto fondamentale: all'interno dei campi vivono persone e non oggetti che possiamo spostare da un punto all'altro, eliminarli o chissà cosa. Anche nell'eventualità in cui si volesse procedere con uno sgombero, è sempre necessario individuare luoghi in cui le persone possono andare a vivere, avviare percorsi di integrazione e socialità. Fornire, insomma, alternative.
Fatta questa precisazione, bisogna sottolineare un altro aspetto. Matteo Salvini dice che vuole radere al suolo i campi rom mentre il deputato di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato chiede di chiuderli. Quest'ultimo, in un'intervista, ha sottolineato che nel 2008 la giunta di cui faceva parte faceva sgomberi a raffica. Eppure dieci anni prima era stato istituito il campo rom di Chiesa Rossa. E ad approvarlo era stata la giunta di centrodestra guidata da Gabriele Albertini, di cui proprio De Corato era vicesindaco. E in consiglio comunale all'epoca c'era pure Matteo Salvini.
Come ha potuto verificare Fanpage.it, il 25 febbraio 1999 è stato approvato il progetto esecutivo di realizzazione del nuovo campo nomadi "Villaggio Lambro Meridionale" con una spesa complessiva di 4.070.000.000 di lire. Immediatamente eseguibile. La delibera è diventata esecutiva il 23 marzo 1999.

Nella delibera è stato specificato: "In tale campo saranno trasferiti prioritariamente gli zingari che occupano attualmente un'area posta tra la via Palizzi e la via Fattori in un secondo momento gli zingari che risiedono nel campo di via Martirano a Muggiano". All'epoca lo spostamento del "campo tollerato di via Palizzi/Fattori" era stato ritenuto necessario per due motivi.

Il primo era che si trovava in un'ex area industriale insalubre "rispetto alla quale non sussistono i requisiti di igienicità per un insediamento stabile tant'è che la A.S.L. di Milano ha più volte dichiarato l'inabitabilità del campo, che anche per questo motivo non è mai stato riconosciuto dal Comune di Milano". In secondo luogo, l'area era di proprietà privata "rispetto alla quale il Comune di Milano ha deliberato, insieme ad altri soggetti pubblici e privati, la realizzazione del programma di riqualificazione urbana n 6 Bovisa – Quarto Oggiaro, i cui lavori non possono proseguire a causa della presenza dell'insediamento Rom". Quello di Muggiano, invece, si trovava in pieno Parco Sud "calato in un ambito agricolo tra i più pregiati del territorio comunale otto il profilo paesistico e in virtù di ciò destinato il più possibile a rimanere tale".
In questo caso l'ubicazione di "questo campo da un lato ha consentito l'occupazione del territorio da parte degli zingari anche oltre i suoi confini e dall'altro ha favorito l'insediamento di altri nuclei Rom nelle aree immediatamente circostanti". Per questo motivo, la Giunta dell'epoca non lo ha "raso al suolo", come affermato oggi da Salvini, ma lo ha semplicemente trasferito in un'altra zona "più idonea", in un "unico grande Campo sosta".

L'area in questione era grande 40mila metri quadrati e "posta in zona 15 in prossimità di via Chiesa Rossa ai confini con il Comune di Rozzano". Proprio l'amministrazione comunale dell'epoca si era espressa sull'idoneità dell'area: "Già a partire da una riunione del 2 febbraio 1998 e in una serie di incontri interassessorili tenutisi in seguito, tutti coordinati dal Vice Sindaco, l'amministrazione comunale si è espressa sull'idoneità dell'area prescelta". Il vice sindaco dell'epoca era proprio Riccardo De Corato.

Il campo aveva quattro aree per l'accoglienza e 45 piazzole di sosta di circa 200 metri quadri. Ogni piazzola era stata dotata di servizio igienico, di allaccio all'acquedotto e alle rete degli scarichi, impianti elettrici allacciati a contatori singoli, erano stati predisposti punti per l'installazione di uno scaldabagno a gas ed era anche stata prevista una "palazzina con caratteristiche di centro polifunzionale, destinata ad attività socio-educative e alle attività programmate dal personale dell'ufficio nomadi del comune di Milano".
E oggi proprio la giunta di centrosinistra sta provvedendo alla chiusura del campo di Chiesa Rossa aperto da una giunta di centrodestra, che adesso invece chiede di radere al suolo tutti i campi.