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I due destini delle madri di Giulia Tramontano e di Impagnatiello divisi dalla scelta di un unico assassino

La terza udienza del processo ad Alessandro Impagnatiello è quella delle due madri che un solo assassino ha messo dalla parte opposta della trincea. E ci è sembrato di scorgere emozioni anche sui volti professionalmente di pietra della Corte d’Assise.
A cura di Piero Colaprico
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Porto sulle spalle quarant’anni di frequentazione di tribunali, ma questa terza udienza del processo ad Alessandro Impagnatiello è una delle più commoventi e delle più spietate alle quali abbia mai assistito. Memorabile; e allo stesso tempo si vorrebbe smettere di pensarci. Nell’aula gremita hanno pianto, ognuna a suo modo, la mamma dell’assassino; la mamma di Giulia, la vittima; e A.C., l’"altra" ragazza di Impagnatiello: e se noi cronisti siano pagati per restare lucidi e attenti (o così dovrebbe essere), ci è sembrato di scorgere emozioni anche sui volti professionalmente di pietra della Corte d'Assise. Troppe parole, in un solo giorno, e molte di queste rimandano sia alla croce di un dolore che non sparisce, sia alle tenaglie dell’aguzzino senza pietà verso nessun altro, se non se stesso.

La terza udienza è dunque l’udienza delle lacrime, dei video con le prove del doppio tradimento dell'imputato, è l'udienza delle due madri che un solo assassino ha messo dalla parte opposta della trincea. Ma è anche – se vogliamo fare in modo che da tutto questo male emerga un minimo di senso per il futuro – l’udienza di A.C., 23 anni, la collega di lavoro d’Impagnatiello. La ragazza che intreccia una relazione con il barman e che è convinta – lo dimostra con un video – di essere stata la "fidanzata ufficiale", truffata anche lei come Giulia. A.C., una ragazza che si è mostrata forte e indipendente, poco manipolabile, alla quale però nessuno in aula ha fatto una domanda che a me sembrava importante: credi di esserti salvata perché hai tenuto quello che credevi il tuo fidanzato fuori dalla porta? Credi di aver rischiato di essere avvelenata, uccisa e bruciata come accaduto a Giulia Tramontano e al piccolo Thiago, il bambino che Giulia portava in grembo?

Vorrei riproporgliela da queste colonne, nella convinzione che A.C. – impedendo a Impagnatiello di entrare a casa sua nella notte di sabato 27 maggio, quando aveva già le mani sporche del sangue di Giulia e della cenere che aveva usato per tentare di bruciarne il corpo nella vasca da bagno – è riuscita a fare quello che purtroppo tante donne non riescono, o non possono fare: ha rifiutato l’ultimo incontro. Quello nel quale le donne, troppo spesso, non trovano scampo dalla ferocia di chi diceva di amarle e forse non ha mai amato. Nelle cronache nere non sono poche le donne che presenziano a un ultimo incontro con il marito, il fidanzato, il compagno, per chiarire: e poi muoiono ammazzate.

A.C. è in aula e può parlare forse anche perché non ha detto sì a Impagnatiello e l'ha tenuto sul pianerottolo. La sua testimonianza è iniziata con un paravento che la separava dalla gabbia dove siede, a testa bassa l’imputato. A.C. ne è uscita, per non rivedere due video, quelli che lei e Impagnatiello avevano registrato una settimana prima dell’omicidio di Giulia. In uno il futuro assassino, che già avvelenava la compagna Giulia, giurava: "A settembre mi auguro di essere ufficialmente fidanzato con le". E in un altro: "Fra mille persone, scelgo te". Sono video che A.C. registra nella certezza che lui, sinora, le ha mentito. Le ha mentito dandole un falso test del Dna, nel quale non risultava essere il padre del bambino che Giulia portava in grembo. Le ha mentito parlando di Giulia come di una donna con gravi problemi psichici, che non abbandonava del tutto nel timore che si facesse del male. Le ha mentito tantissime volte, lasciando tracce sull'i-Pad e sul telefono; e aveva mentito persino quando l'aveva raggiunta in ospedale, il giorno in cui A.C., scoprendo di essere incinta, aveva abortito.

Ora, siamo seri: la menzogna accompagna da sempre alcune vite "segrete", ma in questo caso le truffe di Impagnatiello alle "sue" donne sono così pazzesche che A.C. scassa il gioco. E, come spiega in aula, invita Giulia a parlare, a incontrarsi. Non c’è più il sipario che la divide dalla vista dell'assassino nell'aula e non c'è più il sipario dietro il quale Impagnatiello si mimetizzava. E proprio sotto l’hotel dove ha intrecciato la sua relazione con Impagnatiello, A.C. mostra a Giulia quei video espliciti, in modo che anche Giulia sappia di che pasta è fatto il futuro padre del bimbo che aspetta.

Le bugie del barman si frantumano: "All’inizio volevo raccogliere le prove", A.C. cercava "qualcosa di concreto" per smentire il falso fidanzato. Alla fine, le è rimasta "la delusione". Con il bisogno di mettere in guardia Giulia, mandandole anche un messaggino: "Ti prego salvati appena puoi. Ora voglio e devo salvare te e il tuo bimbo". E A.C. aiuta anche i carabinieri, rivelando le sue verità quando Giulia, secondo Impagnatiello, s'era allontanata dalla casa di Senago.

Il quadro della tragedia è chiaro. Ma la tragedia è fatta di persone in carne e ossa e Loredana, la mamma di Giulia, racconta la storia di una famiglia unita, di una famiglia che dice a Giulia nei momenti difficili "Noi ci siamo sempre" e che, il 27 maggio, precipita nell'abisso. Quei messaggi, che Impagnatiello invia alla famiglia con il telefono di Giulia, non convincono il padre: "Non è lei che scrive". E le "non-risposte" di Giulia sono ferite aperte: "Dopo settimane di alti e bassi, dal 27 maggio Giulia non mi risponde più ai messaggi e io impazzisco, provo a cercarla dalle amiche e dalla sua futura suocera. Ricevo una telefonata da Impagnatiello che mi dice ‘Lore, Giulia è scomparsa perché ha saputo che ho un'altra donna, sto andando a fare una denuncia e io rispondo sei un gran… Ora arriviamo, ce la portiamo a casa e tu non la rivedrai mai più'. Arrivo nella casa di Senago e sono rimasta sconvolta, c'era tutto di Giulia in casa, anche l’impermeabile che aveva appena comprato, era evidente che non se ne poteva essere andata".

E lo sconcerto cresce quando in aula viene proiettato un video della metà del marzo 2023: "Ci fu una festa per il nascituro. Noi da Sant'Antimo ci collegamento in video mentre in presenza c'era la famiglia Impagnatiello", con il futuro assassino che sembra davvero felice, mentre, racconta mamma Loredana, lei andava scoprendo che "mia figlia era infelice". Nella gabbia, Impagnatiello, sempre a capo chino, piange, ma nessuno lo pensa, nessuno lo guarda, tutti ascoltano mamma Loredana.

La sua è una deposizione limpida, si percepisce lo sforzo di reggere anche quando si parla della cameretta del bambino, comprata con un loro bonifico. Non aggiunge troppi dettagli su quanto la sua vita e quella del marito sia stata distrutta. La voce le si incrina sono quando dice che "l'auto dove è stata messa mia figlia, chiusa in un sacco, ora è guidata dalla moglie del fratello di Impagnatiello. Dove c’era Giulia morta adesso viaggia un bambino, voglio che quell’auto sia rottamata".

La terza donna della terza udienza è la mamma di Impagnatiello, Sabrina. Racconta un dettaglio che mette paura. Giulia era scomparsa, lei aveva trovato a casa della coppia la sua borsetta. E, scendendo, aveva visto macchie di sangue sulle scale: "Ma è sangue…", aveva detto al figlio. E lui, ben sapendo che era il sangue di Giulia, risponde: "Sarà di un insetto". Sono i singhiozzi, questi di mamma Sabrina, che arrivano anche quando lei va via, si chiude la porta, mentre si attende l’ultima deposizione, quella del fratello maggiore Omar. Quindi, tutto si è fatto più chiaro, nella terza udienza. E allora perché ci sembra di camminare nelle tenebre?

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