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“Ho ucciso mia moglie”: la confessione del marito di Emilia Nobili. Era stato già condannato per lesioni

Mohamed Rebami, il 65enne che ha confessato a una pattuglia dei carabinieri di avere ucciso la moglie, era stato condannato ad aprile per maltrattamenti e lesioni alla donna.
A cura di Nico Falco
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"Ho ucciso mia moglie, poche ore fa, nella nostra casa in Valtellina": sono le parole che si sono sentiti rivolgere i due carabinieri che, per un normale controllo in strada a Lecco, poco prima dell'alba avevano fermato Mohamed Rebami, marocchino di 65 anni. L'uomo ha dato indicazioni per individuare l'abitazione, nella contrada Nobili di Poggiridenti, a pochi chilometri da Sondrio, ed era tutto vero: ormai senza vita, assassinata a coltellate, c'era Emilia Nobili, 75 anni, stimata e conosciuta insegnante di Lettere in pensione. Il 65enne ha spiegato di essersi liberato degli abiti sporchi di sangue e di essersi allontanato in auto, per incappare quindi nel controllo dei carabinieri.

Il 65enne già condannato per maltrattamenti

Rebami era tornato a vivere con la donna a giugno, nonostante il parere contrario dei familiari e, soprattutto, del figlio della 75enne. Perché, come è anche emerso dalle indagini, c'erano stati diversi precedenti: lo scorso 16 ottobre l'uomo era stato denunciato dai carabinieri per maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie e due giorni dopo, il 18 ottobre, gli era stata notificata la misura cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare, con divieto di avvicinamento alla persona offesa. Lo stesso giorno, però, era stato arrestato: aveva violato il provvedimento, per lui era scattata quindi la custodia cautelare in carcere. La condanna era arrivata ad aprile di quest'anno: 1 anno e sei mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena e contestuale liberazione. E, a giugno, era tornato nella casa di Poggiridenti, la stessa in cui, nella notte tra l'1 e il 2 agosto, ha assassinato la moglie.

Femminicidio a Sondrio, il marito ha confessato

L'uomo è stato interrogato a lungo dal pm ed è stato quindi portato nel carcere lecchese di Pescarenico, anche se nelle prossime ore, per esigenze investigative, potrebbe essere spostato in quello di Sondrio. I carabinieri sono al lavoro per ricostruire il movente, coordinati dalla Procura di Sondrio (retta da Piero Basilone). La data dell'autopsia verrà stabilita domani.

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