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Henkel chiude la sede di Lomazzo, in sciopero i 150 dipendenti che rischiano il posto di lavoro

I 150 lavoratori della Henkel oggi martedì 16 febbraio hanno scioperato davanti al loro stabilimento di Lomazzo contro la decisione dei vertici della multinazionale di chiudere a fine giugno la sede comasca e di trasferire tutta la produzione in provincia di Frosinone. Scelta contestata dai dipendenti che ora rischiano il posto di lavoro. Al loro fianco oggi c’erano anche alcuni esponenti della politica regionale e nazionale.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto dal profilo Facebook del Alessio Colzani
Foto dal profilo Facebook del Alessio Colzani

Si sono dati appuntamento oggi martedì 16 febbraio per uno sciopero davanti allo stabilimento della Henkel di Lomazzo, in provincia di Como, i 150 dipendenti che rischiano il licenziamento dopo che la multinazionale tedesca ha annunciato il trasferimento della produzione a Frosinone. Così i lavoratori hanno gridato sotto lo stabilimento le loro ragioni: contestano la scelta dai vertici in quanto "il comparto della detergenza non registra andamenti negativi dei volumi, mentre i licenziamenti avverrebbero in una fase dove la responsabilità sociale delle imprese, richiamata anche nelle indicazioni del Contratto Nazionale del settore chimico, viene completamente disattesa". E per questo si sono mossi i gruppi sindacali proclamando lo stato di agitazione.

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Per la multinazionale il trasferimento è necessario per la stabilità

La multinazionale dei detersivi però sembra aver preso la sua decisione: i vertici della società sono pronti a chiudere lo stabilimento di Lomazzo, attivo dal 1993, e trasferire la produzione nell'unica sede in provincia di Frosinone già a fine giugno. Per la società la scelta "è stata necessario per proteggere la stabilità e la competitività dell'azienda in una prospettiva di lungo periodo. In Italia, la capacità produttiva complessiva è da tempo superiore a quella di cui l’azienda ha bisogno per servire il mercato della detergenza e, di conseguenza, Henkel deve adattare il proprio assetto per continuare a rispondere con efficacia ed efficienza all’evoluzione della domanda e dei clienti". E ancora: "In 145 anni di storia, questo approccio ha permesso al Gruppo di rimanere solido e competitivo nonostante il cambiamento spesso turbolento degli scenari di mercato. Valutazioni oggettive su capacità e tipologie produttive, posizione e caratteristiche del sito motivano la scelta di Ferentino come unico polo produttivo di Laundry & Home Care in Italia". Così è stato deciso e per questo la Henkel abbandonerà Lomazzo lasciando a casa così circa 150 persone.

La politica schierata con i lavoratori

Tanti i politici che hanno mostrato la loro solidarietà ai lavoratori oggi durante le ore di sciopero: tra questi c'era anche il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Raffaele Erba. Il consigliere ha precisato che "il tavolo di confronto con i vertici aziendali che abbiamo chiesto con urgenza al Presidente della IV Commissione di Regione Lombardia può essere un primo passo molto importante per cercare di aprire le interlocuzioni con la direzione generale tedesca che si trova a Dusseldorf". A fianco dei lavoratori c'erano anche Nicola Molteni ed Eugenio Zoffili, deputati della Lega eletti nel Comasco. In un post Facebook il secondo ha precisato: "Da rappresentanti eletti sul territorio, ci siamo messi a disposizione non solo del Prefetto che sta gestendo il tentativo di mediazione, ma soprattutto ci siamo impegnati a portare il dossier Henkel all'attenzione del nuovo Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, affinché possa intervenire tempestivamente con tutti gli strumenti necessari per scongiurare un danno molto grave per il nostro territorio". E ancora: "Parallelamente, attiveremo al meglio delle nostre possibilità le connessioni diplomatiche con la Germania, Paese dove ha sede la Henkel, nel tentativo di sensibilizzare i vertici dell'azienda affinché possano attuare un ripensamento o almeno un rinvio delle decisioni".

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