Gli amici di “Baro”, travolto e ucciso da un poliziotto positivo all’alcol test: “Non è un incidente, è negligenza”

"Non riesco ancora a credere che non ci sia. Quando vogliono parlare dell'incidente, io parlo di Baro, di cos'era lui. Non mi interessa che fosse un poliziotto, poteva essere anche un prete, so solo che ha tolto la vita al mio migliore amico": sono queste le parole che il migliore amico di Matteo Barone dice a Fanpage.it.
"Baro", come lo chiamavano gli amici, è stato travolto e ucciso all'alba del 6 settembre mentre attraversava le strisce pedonali da un poliziotto risultato positivo all'alcol test. Sul luogo dell'incidente è stata attaccata una sua foto che oggi è circondata da fiori e dediche degli amici, che tutti i giorni si ritrovano lì per stare vicini alla famiglia e per "essere uniti nel ricordo di Baro".

Davanti alla foto di Matteo c'è la mamma del ragazzo circondata dal calore degli amici del figlio che, dopo la scarcerazione del poliziotto che ha investito il 25enne, vogliono ricordare "Baro" e chiedere che sia fatta giustizia per quanto accaduto.
Gli amici e l'audio mandato cinque minuti prima dell'incidente
La sera del 5 settembre Matteo Barone era insieme ai suoi amici in un bar per festeggiare l'imminente partenza di Dario, il suo migliore amico. "Domenica sarei dovuto partire, quindi venerdì ci siamo visti per festeggiare la partenza e stare insieme. Casualmente quel giorno c'erano tutti, è un evento più unico che raro. Era arrivato Mamhood e ci siamo fatti la foto con lui", dice a Fanpage.it Dario, mentre mostra la foto di quella sera salvata sul suo telefono. "Io gli avevo preso il telefono e avevo messo una storia con la sua canzone e avevo scritto per scherzo: 26 settembre ft con Mamhood", sorride.

Sono rimasti insieme fino all'1, quando Dario ha deciso di tornare a casa per preparare le cose in vista della partenza e ha accompagnato Matteo a una discoteca di Lambrate. "Lui mi ha ringraziato del passaggio, ma a me non è venuto da dirgli prego, gli ho detto grazie" e quando l'amico ha chiesto il perché di quel grazie, Dario ha risposto "grazie di esistere".
Questa è stata l'ultima conversazione con il suo migliore amico. Se da un lato fa male "sapere che quella è stata l'ultima cosa che gli ho detto", dall'altro è contento di averlo ringraziato, piuttosto che essersi salutato in modo scherzoso come facevano di solito.

Le ultime parole di Matteo prima dell'incidente sono quelle che ha detto nell'audio whatsapp mandato all'amica d'infanzia e vicina di casa Benedetta, che quella sera sarebbe dovuta andare a ballare insieme a lui: "Mi ha mandato questo audio in cui mi prendeva in giro per non essere andata, mi diceva che era stata una bellissima serata e che era una schiappa". Quello che consola gli amici e parenti è che "fino a cinque minuti prima [di essere investito, ndr] rideva, si è divertito fino all'ultimo".

A informare Benedetta di quanto successo poco dopo quell'audio è Francesco, un altro loro amico d'infanzia che quel giorno, un quarto d'ora prima, è passato proprio dall'incrocio tra via Porpora e via Ingegnoli in cui ha perso la vita Matteo Barone. "Io purtroppo ero a lavoro sabato mattina, mi ha chiamato la mamma verso le 8.40 e solo sentendo la prima mezza frase che mi ha detto ho capito, ma in quel momento è stato uno shock talmente grande che non so spiegarlo", dice il ragazzo.
"Baro per sempre", il ricordo degli amici
I suoi migliori amici lo ricordano come un ragazzo ironico, determinato e pieno di sogni. Come spiega Dario, il più importante tra tutti era sicuramente quello "di spaccare con la musica dopo tanti anni di timidezza, come racconta nei suoi testi".
Da poco, infatti, Matteo si era licenziato dall'azienda in cui lavorava per dedicarsi alla sua passione: la musica trap. "Aveva venduto tante cose per comprarsi il materiale per la produzione di musica. Lo vedevo sicuro e con la voglia di splendere", racconta Francesco.
"Baro" – nome d'arte che Matteo usava per le sue canzoni – era la sua corazza sicura, spensierata, ironica, "ma in realtà era timido e affettuoso", dice Benedetta a Fanpage.it, mentre osserva le persone che continuano ad attaccare mazzi di fiori al palo con la foto del 25enne.

Quello che i ragazzi vogliono fare adesso è stare accanto alla famiglia – "perché è l'unica cosa che ci permette di ricordare Baro, che era felicità" – nella consapevolezza che il loro amico se n'è andato "nel momento più felice che stava vivendo da quando lo conosco".
Per questo motivo gli amici del ragazzo hanno deciso di pubblicare delle canzoni scritte dal ragazzo prima della sua morte. “La più profonda che abbia mai fatto, che uscirà nelle prossime settimane, si chiama traumi”, parla della storia di Matteo, dei sacrifici fatti da sua mamma che arriva dalla Polonia, di tutte le volte in cui hanno cambiato casa. “Lui non riusciva a esprimere bene le sue emozioni [a parole, ndr], lo faceva meglio nelle sue canzoni, con la musica”, conclude Dario.
La richiesta di giustizia
La cosa che fa arrabbiare e soffrire gli amici di Matteo – “specialmente per i parenti” – è che il poliziotto che ha travolto il 25enne sia stato scarcerato.
“Noi chiediamo che non venga lasciato a casa, che sia fatta giustizia, perché non è possibile che un ragazzo di 25 anni che ha deciso di andare a ballare e bere ed è tornato a casa a piedi per rimanere sano e salvo e non mettere in pericolo nessuno, debba morire in un modo del genere per colpa di un poliziotto che era già sotto controllo per queste cose”, dice Benedetta. Il poliziotto che lo ha investito, infatti, per un periodo sarebbe stato sotto “sorveglianza sanitaria” per abuso di alcolici, ma il suo legale, l'Avvocato Giuseppe Maria De Lalla, ha dichiarato a Fanpage.it che misura di sorveglianza, risalente al 2023, "non c'era più".
"Quando la gente parla di destino non sono d'accordo, perché questa era una situazione evitabilissima. Non è un incidente, è negligenza, perché da una persona che fa un certo mestiere ti aspetti più responsabilità", aggiunge Dario. Il migliore amico di Baro racconta di averlo sempre preso in giro "perché ci metteva trent'anni ad attraversare la strada. Alle cinque e mezzo del mattino invece che tagliare la strada [e non passare fuori dalle strisce] anche se era vuota, ha deciso prendere comunque le strisce, mentre al volante c'era una persona negligente".

Domani nel quartiere è stato organizzato un presidio per ricordare Baro che, come ricorda Francesco, “non è solo un nostro amico, ma l'ennesima vittima stradale di un incidente. Chiediamo una migliore sicurezza di chi si mette al volante”.