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Giornata internazionale contro omotransfobia: a Milano aumentate richieste d’aiuto tra i giovanissimi

Oggi, 17 maggio è la giornata internazionale contro l’omotransfobia. Nel solo 2020 a Milano sono state registrate 77 richieste d’aiuto. Di queste 18 si sono fermate al primo contatto e 59 hanno avuto necessità di step successivi. In nove richieste in particolare è stato necessario l’inserimento nella Casa arcobaleno, il servizio abitativo messo a disposizione dal Comune nei casi di forte discriminazione: “Spero che nel tempo – spiega a Fanpage.it l’assessore comunali alle politiche Sociali, Gabriele Rabaiotti – il percorso di tutela venga sostenuto da politiche ordinarie e non più solo straordinarie”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Minacce, discriminazioni e aggressioni: nel 2021 sono aumentate in Italia le violenze nei confronti delle persone Lgbt+. A confermarlo è un report elaborato dal GayCenter che, in occasione della Giornata internazionale contro l'omotransfobia, mostra come nell'ultimo anno si sia registrato un boom di richieste d'aiuto. A crescere sono soprattutto le brutalità perpetrate nei confronti di giovani e giovanissimi, maltrattati per il loro orientamento sessuale e per la loro identità di genere, spesso vittime di cyberbullismo e mobbing. Il triste trend trova conferme anche in Lombardia e soprattutto a Milano dove solo nel 2020 sono state registrate 77 richieste d'aiuto allo sportello anti-discriminazioni del Comune.

Le richieste arrivano soprattutto da giovani e giovanissimi

Sul tema l'amministrazione è attiva attraverso il Rainbow Desk – lo sportello d'ascolto gestito dalla cooperativa "Lotta contro l'emarginazione" – e con le Case Arcobaleno (gestite invece dalla Cooperativa Spazio Aperti Servizi): "Mediamente arrivano richieste da persone giovani, più o meno tra i 20 e i 27 anni, ma c'è anche una componente di persone che hanno tra i 35 e i 45 anni", spiega a Fanpage.it l'assessore comunale alle Politiche sociali Gabriele Rabaiotti. Delle 77 richieste ricevute, 18 sono arrivate da soggetti che non hanno più contattato lo sportello mentre 59 da persone per le quali è stato necessario un ulteriore passaggio: "In nove casi – spiega ancora l'assessore – è stata infatti prevista l'ospitalità nelle case arcobaleno mentre tutti gli altri sono stati orientati verso altri servizi".

Rabaiotti: Il percorso di tutela dovrà essere sostenuto da legge ordinarie

Alle Case arcobaleno – la prima aperta nel 2019 e la seconda nel 2020 – si ricorre in casi di grave esclusione e discriminazione: "Oltre all'accoglienza nella struttura – afferma ancora Rabaiotti – è previsto un affiancamento che copre una serie di dimensioni: il lavoro, il recupero psicologico e la capacità di affrontare il contesto". Al momento non sembrerebbe essere in programma l'apertura di una terza struttura: "Se le richieste dovessero portare a questo, lo faremo. Spero però – prosegue l'assessore – che nel tempo il percorso di tutela venga sostenuto da politiche ordinarie e non più straordinarie. L'obiettivo è quello di dare a queste domande, le risposte che si danno a tutti altrimenti si rischia di confinare questo tema a un segmento dedicato". Intanto per sostenere la sua attività di lotta alle discriminazioni, il Comune parteciperà al bando Unar – indirizzato alle città in cui sono aperte le case Arcobaleno – che consentirà di proseguire nell'attività di ascolto e supporto abitativo.

Crescono anche le richieste di aiuto da parte delle famiglie

L'incremento di richieste non ha riguardato solo il Comune, ma anche le associazioni che militano sul territorio. Tra queste troviamo Acet, l'associazione per la cultura e l'etica transgener, che opera a Milano dal 2013 assistendo persone transgender o gender non conforming: "L'età si è abbassata. Adesso – spiega a Fanpage.it la presidente Monica Romano – seguiamo molti ragazzi dai 18 ai 20 anni. Abbiamo registrato anche un aumento di istanze da parte delle famiglie che assistiamo con gruppi dove ricevono ascolto e valide informazioni". Negli anni Acet è riuscita sia a entrare nelle Università – gestendo seminari e incontri con gli studenti – sia ad attivare un dialogo con le Istituzioni: "Dopo una lettera aperta al sindaco Giuseppe Sala, abbiamo incontrato i vari assessorati. Con loro abbiamo affrontato il tema del lavoro, della salute e del voto".

Ancora alto tasso di disoccupazione tra le persone transgender

Le persone transgender infatti faticano molto a trovare un'occupazione: "Ci sono dei tassi di disoccupazione molto elevati – spiega ancora Romano – e per questo abbiamo chiesto alla Giunta di facilitare l'integrazione. Stessa cosa vale per il tema del voto. Attualmente molte persone transgender decidono di non andare a votare a causa della divisione delle file in maschi e femmine che porta grandissimi imbarazzi. Dagli assessorati c'è stato spiegato che è una questione che compete più al ministero dell'Interno, ma che avrebbero preso in esame l'idea di dividere le file in ordine alfabetico". Infine, la salute: "Abbiamo chiesto al sindaco di fare in modo che in ogni Asl e ospedale, il personale sia formato a prendersi cura delle persone transgender. L'obiettivo è quello di accedere a una sanità senza incappare in discriminazioni".

L'importanza del ddl Zan

Per l'associazione un passo in avanti nella lotta alla discriminazione è sicuramente l'approvazione del ddl Zan contro l'omotransfobia. Il disegno di legge – nelle ultime settimane – ha scatenato varie polemiche e dibattiti, ma ha sicuramente acceso i riflettori su un tema spesso bistrattato e sul quale grava ancora molto ignoranza: "Il dibattito sull'identità di genere che si è acceso – conclude Romano – è utilissimo perché la gente si sta informando, documentando e formando. Dobbiamo fare però molta attenzione alle fake news alimentate dai nostri avversari politici. Invece il ddl Zan, qualora dovesse passare, consentirebbe di proteggere la comunità Lgbt+ dalle violenze".

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