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Galbiate, solidarietà e minacce sui social dopo l’interdittiva antimafia per una pizzeria

Il prefetto di Lecco Castrese De Rosa ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di una pizzeria di Galbiate, “Le chic”. Il locale ha cambiato nome e titolari negli ultimi anni, ma secondo il Prefetto si tratterebbe solo di “un’operazione di cosmesi societaria” e sarebbe sempre legata alle famiglie di ‘ndrangheta Coco-Trovato. Eppure dopo la decisione del prefetto sui social c’è chi difende la pizzeria.
A cura di Giulio Cavalli
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Ostinatamente mafiosi. La storia della pizzeria "Le Chic" di Galbiate (Lecco) andrebbe fatta studiare a scuola e sarebbe buona per farsi un’idea di cosa sia la ‘ndrangheta in Lombardia, fenomeno strisciante e silenzioso che si incrocia inconsapevolmente sotto casa. A giugno dell’anno scorso la pizzeria si chiamava "Beatles", con i quattro di Liverpool che giganteggiavano nel locale. L’impresa che la gestiva era la "Luce Srls" intestata alle sorelle Celeste e Lucia Alcaro (27 e 36 anni), figlie di Valentina Trovato e Luigi Alcaro. I cognomi Coco e Trovato da queste parti sono un rombo: Valentina Trovato è la sorella minore del 74enne Franco Coco, il boss della cosca lecchese di ‘ndrangheta rinchiuso al 41 bis con un ergastolo sulla testa dopo essere stato catturato nel 1992 nell’ambito dell’inchiesta Wall Street. Il terzo fratello, il 71enne Mario, è stato arrestato nel 2014 nell’ambito dell’inchiesta Metastasi. Il padre delle due "ristoratrici", Luigi Alcaro, classe 1953, è stato condannato in via definitiva a 10 anni e 6 mesi per traffico di droga dopo essere stato arrestato nel 2003 in occasione dell’indagine Oversize. Era proprio Alcaro che nelle intercettazioni raccontava di sentire il peso di dover tenere alto il nome del clan Coco nel Lecchese, temendo di perdere l’antico lustro. In quell’operazione, tanto per non farsi mancare nulla, vennero arrestati anche i suoi nipoti Giacomo (con un ergastolo sulle spalle) e Emiliano. "La ricognizione informativa operata dal Gruppo Interforze ha consentito di ricostruire la stretta vicinanza della società agli ambienti mafiosi, quale elemento indiziario di permeabilità dell'impresa alla criminalità organizzata", scriveva l’anno scorso il Prefetto Michele Formiglio che dopo la sua decisione fu oggetto anche di messaggi intimidatori.

La seconda interdittiva lo scorso aprile

Veniamo ad aprile di quest’anno: cambia l’intestazione societaria e a gestire la pizzeria Beatles c’è Vanessa Alcaro. Il Prefetto di Lecco Castrese De Rosa emette una nuova interdittiva antimafia: "La ricognizione informativa operata dal Gruppo Interforze ha consentito di ricostruire che l'impresa individuale Alcaro Vanessa rappresenta di fatto una continuazione della Luce srls, con una operazione di cosmesi societaria finalizzata di fatto ad eludere fraudolentemente il provvedimento inibitorio legittimamente emesso nei confronti della predetta società", disse il Prefetto. Era cambiata la carta intestata ma ad avere le mani in pasta erano sempre loro.

Siamo ai giorni nostri, la pizzeria cambia nome e diventa “Le Chic” e il proprietario risulta essere Augusto Gandolfi, un 49enne di Calolziocorte proprietario anche di una sala da ballo a Pescate dove in pieno lockdown si continuava a ballare fregandosene delle restrizioni. I carabinieri irrompono nel locale e chi trovano a prendere ordinazione e servire le pizze ai tavoli? Sempre lei, Valentina Trovato. Anche il pizzaiolo (pregiudicato) è sempre lo stesso. Il Prefetto De Rosa non ha dubbi: "Come già è avvenuto in passato, è stata realizzata un’operazione di cosmesi societaria finalizzata di fatto ad eludere fraudolentemente i provvedimenti inibitori legittimamente emessi nei confronti delle predette società. L’interdittiva, densamente motivata, è giunta al termine di un puntuale lavoro istruttorio frutto di una consolidata collaborazione tra la Prefettura, le Forze dell’Ordine territoriali e la Direzione Investigativa Antimafia", spiega. Tre cambi societari in un anno tutti legati dal filo della criminalità organizzata, sempre sotto il controllo della stessa famiglia.

Solidarietà e minacce sui social dopo l'ultima interdittiva antimafia

Ma non finisce qui: Augusto Gandolfi (che tra l’altro è un ex carabiniere), sui suoi profili social si difende annunciando ricorso e ottiene decine di messaggi di solidarietà. Un aspetto curioso: nell’onda solidale finisce anche Valentina Trovato che sarebbe perseguitata per il suo cognome. Un trucco vecchio, vecchissimo come la mafia. Qualcuno prova a far notare che le accuse del Prefetto sono molto gravi e subito una di "famiglia" interviene minacciosa: "La finisci o vengo nella via che hai scritto che la conosco benissimo?", scrive. Funziona così nella Lombardia dove la mafia sembra non esistere quasi più. Anche sul profilo (ora inattivo) della pizzeria se qualcuno fa notare l’interdittiva antimafia viene subito ripreso: "Mi faccia avere delle prove", scrive qualcuno (come se le prove della Prefettura non esistessero). "Se il Prefetto avesse visto – scrive un abitante della zona – c’è tanta gente che lo sostiene". Ed è proprio il Prefetto Castrese De Rosa (che di interdittive antimafia ne ha firmate 15 solo nel 2021, 25 in 24 mesi) a pronunciare le parole più dure: "Sembra che molti rifiutino o abbiano paura di ammettere che nella nostra provincia sussistono infiltrazioni mafiose di stampo ndranghetista". Benvenuti in Lombardia.

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