Francesco, morto a 12 anni dopo un ricovero in ospedale: “Una Tac immediata lo avrebbe salvato”

Se Francesco fosse stato sottoposto a una tac immediata o un intervento chirurgico – nelle prime ore dopo il ricovero in ospedale – sarebbe potuto essere ancora vivo. È questo quello che sottolinea la consulenza tecnica richiesta per il caso di Francesco Palomino Conga, il ragazzino di appena 12 anni morto il 30 dicembre 2019 in provincia di Lodi. Gli esperti sono stati incaricati dal giudice del tribunale civile di Lodi.
A settembre è iniziato il processo contro il chirurgo dell'ospedale
Il dodicenne era originario di Cervignano d'Adda ed era stato ricoverato all'ospedale di Vizzolo Predabissi per un'occlusione intestinale che non è stata diagnosticata in tempo. I genitori della vittima chiedono giustizia all'Azienda socio-sanitaria territoriale di Melegnano e della Martesana. A settembre è iniziato anche un processo penale: il chirurgo dell'ospedale, che aveva operato Francesco dopo oltre sessanta ore di agonia, è accusato di omicidio colposo.
Il ricovero in ospedale
Il ragazzo, come confermano i consulenti, era entrato in ospedale tra il 27 e il 28 dicembre 2019: a portarlo erano stati i genitori proprio perché Francesco aveva forti dolori. Nonostante le prime cure, il ragazzino non era riuscito ad andare in bagno.
Dopo diverse ore era stato sottoposto a un'ecografia ed era stato rivelato un blocco intestinale, per il quale bisogna intervenire chirurgicamente. Il 29 dicembre è stato sottoposto all'intervento ed è rimasto in terapia intensiva per tutto il giorno. Il 30 dicembre, in serata, ha poi avuto un arresto cardiaco.
Stando alla consulenza tecnica d'ufficio se, entro sei/otto ore dall'arrivo del dodicenne in pronto soccorso, i medici avessero eseguito le procedure diagnostiche previste probabilmente avrebbero accertato "la patologia che affliggeva il paziente" con largo anticipo consentendogli poi di eseguire l'intervento tempestivamente.