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Finisce a processo per una stretta di mano troppo forte all’ispettrice del lavoro: assolto l’imprenditore

Il giudice monocratico di Varese ha assolto l’imprenditore di Varese finito a processo per resistenza a pubblico ufficiale. Il 42enne era accusato di aver stretto la mano troppo forte a un’ispettrice del lavoro che lo aveva multato.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

È stato assolto l'imprenditore di Cantello, piccolo paese in provincia di Varese, al confine della Svizzera, finito a processo per una stretta di mano considerata troppo forte. A denunciarlo erano state due ispettrici del lavoro che avevano notato in lui un atteggiamento aggressivo dopo averlo multato per 400 euro. Secondo il giudice monocratico di Varese, però, le prove dell'impianto accusatorio non sono sufficienti, perciò ha deciso di accogliere la richiesta del pubblico ministero dell'assoluzione dell'imputato.

La multa da 400 euro per le telecamere non autorizzate

I fatti risalgono al 2016. Un imprenditore di Cantello, che al tempo aveva 42 anni, aveva posizionato alcune telecamere di sorveglianza nella sua azienda in seguito ad alcuni furti che si erano verificati sul luogo di lavoro. Tuttavia, il 42enne non aveva richiesto le autorizzazioni necessarie per questo tipo di misure né lo aveva comunicato in modo adeguato ai propri dipendenti.

Per questo motivo, i lavoratori avevano segnalato il fatto alle autorità. Pochi giorni dopo, l'Ispettorato del lavoro di Varese aveva inviato per un sopralluogo due ispettrici che, al termine dell'incontro con l'imprenditore, avevano deciso di multarlo per 400 euro.

Al momento dei saluti, però, il 42enne avrebbe stretto con una forza ritenuta dalle due funzionari come "eccessiva" la loro mano. Inoltre, sempre secondo l'accusa, l'uomo avrebbe scandito frasi con voce stentorea a breve distanza da loro.

La difesa dell'imprenditore e l'assoluzione

Le ispettrici, così, avevano denunciato per resistenza a pubblico ufficiale l'imprenditore, poi finito a processo. Il 42enne, però, si era difeso sostenendo che la forza usata per la stretta di mano era dovuta alla sua corporatura robusta e la voce alta era causata dai tappi che aveva ancora nelle orecchie, dato che arrivava dal reparto della sua azienda dedicato alla produzione, molto rumoroso.

A distanza di otto anni da quegli eventi, la procuratrice Antonia Rombolà ha chiesto l'assoluzione per l'imputato, così come anche il legale del 42enne, Stefano Ghilotti. Dopo aver esaminato le prove prodotte dall'accusa, il giudice monocratico di Varese ha deciso di assolvere l'imprenditore.

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