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Fedez ritorna con i figli a Rozzano: perché è il simbolo della periferia milanese

Il ritorno di Fedez a Rozzano con i figli e la famiglia. “Il Bronx del nord” tra quartieri dormitorio, palazzi popolari, rivelazioni della musica italiana e della nuova letteratura.
A cura di Francesca Del Boca
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"Back to the roots", ritorno alle radici. L'ha scritto Fedez sui social mentre la (ex?) moglie Chiara Ferragni si preparava per l'intervista tv dell'anno, in diretta da Fabio Fazio sul canale Nove. Il rapper è tornato per il fine settimana con i figli nella sua Rozzano, periferia sud di Milano dove è cresciuto: nell'immaginario comune, il simbolo dell'hinterland milanese.

Il sottofondo della storia pubblicata da Fedez è un pezzo di Paky, al secolo Vincenzo Mattera, trapper che vanta collaborazioni con nomi del calibro di Shiva, Maracash, Guè, Sfera e autore del brano "Rozzi" da oltre 40 milioni di visualizzazioni su YouTube. È l'inno della periferia. "Rozzi sì giro a Rozzi, no non mi muovi, fra’ da Rozzi sì giro a Rozzi, io qua ci muoio", recita il ritornello. Il giovanissimo cantante, nato nella Secondigliano di Geolier e cresciuto tra i palazzi di Rozzano, nei suoi video mostra una grande città oscura, cupa, claustrofobica. 

Più di 45mila abitanti stretti tra Milano e Pavia, a ridosso della tangenziale Ovest. Poco distante dal centro, con i suoi 187 metri di altezza, sorge la Torre Telecom Italia, simbolo della zona. "L'estrema periferia sud di Milano, costruita in mezzo alla campagna che costeggia il Naviglio, in direzione Pavia. Posti da cui vengono un sacco di rapper, le baby gang, le infiltrazioni mafiose. Il Bronx del nord: il paese dei tossici, degli operai, degli spacciatori. I tamarri, i delinquenti, la gente seguita dagli assistenti sociali", è la descrizione di Jonathan Bazzi, cantore letterario di Rozzano e autore del bestseller Febbre. "Un luogo frainteso, parodizzato, quando invece è un luogo folle, sì, ma vivo".

Jonathan Bazzi a Rozzano
Jonathan Bazzi a Rozzano

A collegarla con il centro di Milano è la linea del tram 15, porta d'accesso alla città che sulla fronte ha scritto il sogno, Duomo. "Qui si sogna la città. Ma se un giorno avrò i soldi per comprare casa, la comprerò qua a Rozzano. La più bella che c’è, sì, ma dovrà essere qui", le parole di Paky.

A emigrare, invece, è stato un altro illustre cittadino di Rozzano. Biagio Antonacci, famiglia di emigrati pugliesi, inizia a fare musica tra i quartieri dormitorio del paese che hanno il nome di fiori, piante e alberi. "Sono ancora quel ragazzo di Rozzano con grandi sogni", ha dichiarato di recente il cantante, che da decenni riempie i palazzetti di tutta Italia. "Rozzano è analizzata dai mezzi di comunicazione come un ricettacolo di delinquenza e di gente disonesta", ancora. "Ma io sono orgoglioso di essere cresciuto lì, in mezzo a persone abituate a guadagnarsi da vivere con sudore e fatica, che pur conoscendo bene le difficoltà non hanno mai perso di vista valori come l’onestà, il rispetto o l’amore per il prossimo”

Biagio Antonacci con Eros Ramazzotti nel cortile di casa in via dei Fiordalisi a Rozzano
Biagio Antonacci con Eros Ramazzotti nel cortile di casa in via dei Fiordalisi a Rozzano
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