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Enea lasciato fuori dall’ospedale, il primario: “Rispetto la scelta della madre, volevo offrirle solo aiuto”

“L’idea dell’appello era solo quello di offrire alla mamma la possibilità di un aiuto, anche tardivo”: a dirlo a Fanpage.it è Fabio Mosca, il primario di Neonatologia del Policlinico di Milano dove è stato lasciato il piccolo Enea.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Enea sta bene, è un bel maschietto. Pesa 2,6 chili e ha passato bene la notte coccolato da medici e infermieri": a raccontarlo a Fanpage.it è Fabio Mosca, primario di Neonatologia del Policlinico di Milano che nel giorno di Pasqua, domenica 9 aprile, ha trovato – insieme all'equipe di medici della Clinica Mangiagalli – un neonato. Il piccolo era avvolto da una copertina verde e, accanto a sé, aveva una letterina firmata della madre.

"C'era una letterina scritta a mano molto toccante, scritta dalla sua mamma". La donna ha scelto di affidare il bimbo alla Culla per la Vita che si trova all'esterno della Clinica. L'appello che lo stesso medico ha rivolto alla donna alla quale ha chiesto di ripensarci e che, se avesse avuto bisogno di aiuto l'ospedale l'avrebbe aiutata, ha sollevato diverse polemiche.

"L'idea dell'appello – ha spiegato a Fanpage.it – era solo quello di offrire alla mamma la possibilità di un aiuto, anche tardivo". "Abbiamo voluto semplicemente dire: ‘Mamma di Enea, se ci ripensi hai dieci giorni di tempo. Ci sono tante persone che sono pronte, a darti un aiuto per tenere il tuo bambino'". Il primario ha poi ribadito: "Siamo molto rispettosi della decisione della mamma, certamente attenti, a tutelarne l’anonimato, qualora faccia un ripensamento, però offrirle questa disponibilità di aiuto che forse non le è arrivata, o non l’ha potuta cogliere nel momento della difficoltà, non mi sembra una cosa disdicevole".

"Se offrire aiuto, diventa un problema, forse dovremmo farci qualche domanda. È un dolore quando una mamma si sente obbligata di lasciare il proprio neonato. Non può lasciare indifferenti". Il medico ha poi ricordato due casi simili che si sono verificati nel 2012 e poi nel 2016.

"Questi sono gli abbandoni che si verificano quando appunto le mamme utilizzano la Culla per la vita, però poi ci sono anche altre modalità di abbandono. Anzi è l’occasione per ricordare alle mamme che se non la sentono di tenere il proprio bambino prima della culla per la vita, possono partorire tranquillamente in ospedale. C’è una legge che garantisce l’anonimato e dopo il parto andarsene, lasciando lì il bambino".

L'aver trovato il bimbo nella Culla "è sempre emozionante, perché da una parte ovviamente c’è la preoccupazione sulla salute del bambino, ma poi ovviamente il pensiero va a questa mamma e al dolore che avrà provato nel schiacciare quel bottone. E mettere il bambino in questa culla con la saracinesca che poi si tira giù. Soprattutto poi leggere quella lettera di amore, che ha accompagnato questo atto".

In ogni caso il primario ribadisce che: "La legge dà dieci giorni di tempo perché possa ripensare a quel gesto, e un po’ il senso dell’appello che abbiamo fatto è quello". Mosca ha poi concluso dicendo: "Sta a noi dire a tutte le mamme in difficoltà che prima di abbandonare il proprio bambino ci sono sia strutture private che pubbliche che sono pronte a dare un aiuto per cercare di far sì che ogni mamma possa tenere il suo bambino anche quando è in difficoltà".

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