Il caso di Racheb Oumaima, la 23enne uccisa nel 2016 a Castel Volturno da Emanuele De Maria

Prima di Chamila Wijesuriya, Emanuele De Maria aveva già ucciso un'altra donna. Il detenuto in fuga, poi suicidatosi dalle terrazze di piazza Duomo a Milano lo scorso 11 maggio, stava scontando la pena in carcere proprio per un omicidio avvenuto nel 2016: quello di Racheb "Emma" Oumaima, 23 anni, uccisa a coltellate in un ex albergo di Castel Volturno (Caserta).
Il caso di Racheb "Emma" Oumaima
Racheb Oumaima, 23enne tunisina, viene trovata cadavere nella notte del 31 gennaio 2016 a Castel Volturno nei pressi dell'ex Hotel Zagarella sulla statale Domiziana, edificio abbandonato e al tempo frequentato da spacciatori e prostitute. Ma del suo assassino, che l'ha finita con tre coltellate al volto, alla gola e al fianco sinistro, non c'è traccia. Verrà ritrovato solo due anni dopo dagli inquirenti grazie all'analisi delle telecamere di sorveglianza della zona e alle testimonianze dei frequentatori dell'area: è Emanuele De Maria, napoletano, al tempo 25enne, che quella sera di fine gennaio si era incontrato con la prostituta per poi fuggire all'estero dopo averla accoltellata.
La condanna per omicidio a 15 anni
De Maria, dopo 24 mesi di latitanza nel Nord Europa, viene quindi individuato e arrestato il 22 gennaio 2018 nella cittadina di Weener, estremo Nord della Germania al confine con i Paesi Bassi, dove addirittura ha incontrato una donna e avuto una figlia che oggi ha otto anni. Condannato nel 2019 dal gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere a 15 anni di reclusione (la Procura ne aveva chiesti 30) come responsabile dell'omicidio della 23enne. Nella sentenza, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, vengono escluse tutte le aggravanti del delitto, tra cui la crudeltà e la premeditazione, oltre che l'esistenza dei futili motivi, e il delitto viene classificato come "d'impeto", al culmine di un litigio.
Gli anni in carcere
Da qui, per De Maria, inizia un percorso carcerario non proprio lineare. Prima Rebibbia a Roma, poi ancora Secondigliano a Napoli. Qui De Maria chiede di poter essere trasferito al carcere milanese di Bollate, dove sono previsti programmi rivolti alla riabilitazione e al reinserimento sociale del detenuto. Tra cui il famoso articolo 21 della legge dell'ordinamento penitenziario, ossia la possibilità per il condannato di poter accedere al lavoro esterno. "Durante un litigio ho tolto la vita a un'altra persona. Il passato non si può cancellare, quello che posso fare è dare un senso a quello che ho commesso. Se non c'è progresso dell'individuo non c'è prospettiva", raccontava giusto qualche mese fa De Maria in un'intervista al programma tv Confessione Reporter. "Non credo nel cambiamento totale, ma credo alla consapevolezza interiore. Solo così puoi costruirti una vita, un percorso diverso. Oggi mi sento molto accettato dai miei colleghi, c'è un feeling positivo".