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Eletta a Milano la Commissione paesaggio fino al 2024. Le critiche: “Poca trasparenza nelle nomine”

È stata nominata la futura Commissione paesaggio del Comune di Milano per i prossimi tre anni. Non sono però mancate le critiche alle nomine.
A cura di Simona Buscaglia
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Foto di repertorio
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Il 23 dicembre è stata pubblicata sull'albo pretorio la graduatoria con i nomi dei futuri componenti della Commissione paesaggio del Comune di Milano. Gli undici membri, il cui presidente nominato è Giuseppe Marinoni, rimarranno in carica fino al 2024. Tra questi figura anche una conferma della precedente Commissione, ovvero l'architetto Alessandro Scandurra. L'organismo si occuperà della valutazione dei progetti e dell'utilizzo dello spazio pubblico. Già da qui si capisce la sua importanza, in una città come Milano, che, solo sulla questione stadio a San Siro e scali ferroviari, sta giocando un importante sfida per il suo futuro urbanistico.

Di cosa si occupa la Commissione paesaggio

Gli attuali membri della Commissione, che si insedierà il prossimo 13 gennaio, sono l'ingegnere Dario Vanettie gli architetti Giovanni Oggioni, Piergiorgio Vitillo, Giuseppe Marinoni, Isabella Sara Inti, Alessandro Trivelli, Alessandro Ubertazzi, Giacomo Cristoforo De Amicis, Stefano Tropea, Valerio Cozzi, Alessandro Scandurra. Saranno loro a esprimere un parere in merito al rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche e alla coerenza degli interventi edilizi e urbanistici con i principi e le norme vigenti e con la tutela del territorio.

Nomine non prive di critiche

Le nomine però hanno registrato diverse critiche. Ad esempio quella dell'architetto e ingegnere, Gabriele Mariani, che ha lamentato una poca trasparenza nell'elezione: "Già con la precedente Commissione paesaggio avevamo chiesto che la nomina seguisse criteri di trasparenza ma purtroppo anche in questo caso non ce n'è stata nessuna. La Commissione paesaggio è un organismo molto importante per decretare la qualità del costruito e può essere in alcuni casi l'ultima barriera tra un brutto progetto e uno ben fatto: purtroppo in alcuni casi, la scorsa Commissione aveva dato il peggio di sé, come ad esempio nella vicenda della Torre Stresa dove, dopo un primo parere assolutamente negativo, dicendo che la Torre non c'entrava nulla col contesto, dopo quindici giorni e dopo aver ricevuto altri disegni, hanno cambiato idea, complimentandosi addirittura coi progettisti". Un altro criterio importante, secondo Mariani è che "un professionista che fa parte di questa commissione non dovrebbe, come minimo, avere incarichi professionali a Milano, per evitare un possibile conflitto di interessi", anche se chi siede nella commissione svolge, come deciso dalla legge, questo lavoro a titolo gratuito. "La Commissione dovrebbe presentarsi con un suo indirizzo alla città e poi essere scelta" ha concluso Mariani.

L'architetto Andrea Bonessa, in graduatoria per la Commissione ma al diciottesimo posto, ha definito le nomine attuali il simbolo dell'"abdicazione della politica in funzione del tecnico", una tendenza che, a suo parere, il Comune di Milano "sta attuando in tutte le sue scelte negli ultimi anni, prima fra tutte la nomina di un assessore all'Urbanistica preso dai dirigenti del settore del Comune mentre invece è un ruolo fortemente politico". "Vedo quindi un preoccupante abbandono della politica nella gestione dei processi" ha aggiunto Bonessa, aggiungendo che "Le nomine, anche se si tratta di persone competenti, fanno parte sempre dello stesso giro di giostra, questo è abbastanza evidente: passano dall'Ordine alle Commissioni e viceversa" ha concluso.

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