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È morto Giancarlo Orini, uno dei secessionisti che voleva occupare piazza San Marco con un “tanko”

È morto nella notte a Brescia, per le conseguenze di un infarto, Giancarlo Orini. Aveva 81 anni: nel 2014 era finito al centro delle cronache perché era stato arrestato assieme ad altri secessionisti con l’accusa di terrorismo. Lui e il suo gruppo dei “brescianissimi” avevano intenzione di occupare piazza San Marco a Venezia con un tanko, un carro armato autocostruito, che venne sequestrato in un’officina del Padovano. “Era goliardia”, si difese Orini, che venne scagionato dall’accusa.
A cura di Francesco Loiacono
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Giancarlo Orini e il suo "tanko" sequestrato nel 2014
Giancarlo Orini e il suo "tanko" sequestrato nel 2014

Il suo arresto nel 2014 fece molto scalpore: terrorismo, l'accusa per il bresciano Giancarlo Orini, che assieme ad altre persone venne sospettato di voler occupare piazza San Marco a Venezia a bordo di un carro armato autocostruito, un "tanko", così come aveva fatto il gruppo dei "Serenissimi" nel maggio del 1997. In realtà il tanko costruito da Orsini e dal suo gruppo dei "brescianissimi" non uscì mai dall'officina di Casale di Scodosia, nel Padovano, in cui era stato costruito. E lo stesso Orsini, più che terrorista, parlò di sé e e del suo gruppo come di "quattro pellegrini", sostenendo che la loro era solo "goliardia".

Orini era stato scagionato dall'accusa

Nella notte Orsini, entrato comunque nel bene o nel male nella storia, o almeno nelle cronache, del nostro Paese, è morto a Brescia. Aveva 81 anni e nei giorni scorsi era stato colpito da un infarto, le cui complicazioni hanno portato al decesso, avvenuto all'ospedale Civile, dove era ricoverato. Orsini, convinto leghista quando la Lega era sinonimo di secessione, aveva fondato nel 2012 un movimento indipendentista che "spingeva" appunto per l'indipendenza di Lombardia e Veneto. In una foto su Facebook lo si vede vestito in stile militaresco con una fascia e una bandiera della Repubblica veneta. Orini, che finì ai domiciliari e poi a processo, venne poi scagionato dall'accusa di terrorismo. Alle udienze in tanti suoi sostenitori si presentarono, con bandiere e vessilli, davanti al tribunale di Brescia. Dopo quelle vicende era uscito dai radar delle cronache nazionali: aveva fondato un gruppo, il Barbon group, che aiutava bresciani finiti in disgrazia. La camera ardente è stata allestita all'interno del Civile: ancora non nota la data dei funerali.

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