Detenuto trovato morto nel carcere di Bollate, la procura di Milano apre un’indagine: “Ha inalato gas”

All'alba di questa mattina, martedì 28 ottobre, un detenuto di 43 anni è stato trovato senza vita nel carcere di Bollate, alle porte di Milano. "Il detenuto ha inalato del gas. È un metodo che solitamente viene utilizzato con un doppio scopo: sballarsi o togliersi la vita", ha spiegato a Fanpage.it Luigi Pagano, Garante dei detenuti di Milano. Sul caso la procura di Milano ha aperto un'indagine per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto e così accertare la ratio alla base del gesto.
Secondo le informazioni disponibili sino a questo momento, l'uomo "non sembrava a rischio suicidio" ed era considerato un detenuto "tranquillo". Il 43enne aveva ancora un paio di anni da scontare per via di un cumulo di condanne definitive per reati contro il patrimonio. Ad accorgersi di quanto è accaduto è stato il personale dell'Istituto che ha rinvenuto il corpo dell'uomo con un sacchetto avvolto intorno alla testa. In più, pare che l'uomo abbia inalato il camping gas, generalmente utilizzato per cucinare in cella, "un metodo che solitamente viene utilizzato con un doppio scopo: sballarsi o togliersi la vita", ha riferito il Garante dei detenuti di Milano a Fanpage.it.
Per accertare se sia stato così o se si sia trattato di suicidio (sarebbe il 69esimo dall'inizio dell'anno), la procura di Milano, non appena arriveranno gli atti, aprirà un fascicolo e disporrà l'autopsia. "In questo momento delle indagini, però, non si sa ancora quale fosse l'intento del detenuto", ha continuato a spiegare Pagano. In generale, la situazione suicidi in carcere "non è positiva". "La disperazione è sempre di più. Questo perché diminuiscono le attività e c'è sempre più chiusura, diminuiscono gli spazi e la possibilità di reintegrazione, ma aumenta il sovraffollamento", ha concluso il Garante a Fanpage.it. "In queste condizioni è evidente che il carcere diventa qualcosa che poco ha a che fare con il rispetto e la dignità".