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Detenuto muore dopo aver tentato il suicidio nel carcere di Brescia, la Garante: “Servono misure immediate”

Negli scorsi giorni un detenuto del carcere di Brescia è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale a seguito di un tentativo di suicidio all’interno della struttura. Lo ha fatto sapere Arianna Carminati, nuova Garante delle persone private della libertà del comune di Brescia.
A cura di Alice De Luca
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Negli scorsi giorni un detenuto del carcere di Brescia, il Canton Mombello, è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale a seguito di un tentativo di suicidio. Lo ha fatto sapere Arianna Carminati, nuova Garante delle persone private della libertà del comune di Brescia in una nota scritta in occasione della giornata nazionale di mobilitazione promossa dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali.

L'episodio, secondo Carminati, "ha reso ancora più evidente l’urgenza della situazione". Ha proseguito la garante: "Un fatto drammatico che richiama, con forza, il dovere delle istituzioni e della società di non distogliere lo sguardo da ciò che accade dentro le carceri e di intervenire con misure immediate, efficaci e umane".

All'appuntamento erano presenti numerosi esponenti politici eletti nel territorio, e alla visita all’interno della Casa circondariale “Nerio Fischione” hanno partecipato gli onorevoli Fabrizio Benzoni e Gian Antonio Girelli, il Vicesindaco del Comune di Brescia Federico Manzoni, la Consigliera regionale Paola Pollini, e la Consigliera di parità della Provincia di
Brescia Daniela Edalini.

Nella sua nota redatta alla fine dell'incontro, Carminati ha ribadito l’urgenza di azioni concrete e immediate, che possono essere attivate già ora, in particolare per quanto riguarda il regime trattamentale. "In primo luogo – scrive la garante – è necessaria una revisione significativa delle regole relative ai colloqui telefonici, alle videochiamate e alle visite dei familiari, strumenti essenziali per il benessere psichico delle persone detenute e per la tenuta dei legami affettivi".

A questi si aggiungono altri interventi attuabili nel breve periodo, tra cui: la riqualificazione degli spazi, l’implementazione dei fondi destinati alle attività trattamentali e formative, l’aumento del personale educativo e del personale sanitario, l’implementazione degli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna, la valorizzazione delle misure sostitutive alla pena detentiva e infine il potenziamento del personale dei Tribunali di Sorveglianza.

"Ogni giorno – conclude Carminati – tra le mura delle carceri italiane, si consuma una sofferenza silenziosa e profonda: fisica, psicologica, morale. Una sofferenza che non riguarda soltanto chi è detenuto, ma coinvolge anche chi vi lavora. Occorre che la società e la politica si facciano carico, da subito, dell’urgenza di alleviare il peso di questa sofferenza, prima che diventi rassegnazione, emarginazione o, peggio, assuefazione al degrado".

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