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Desirée e la giustizia ingiusta: “Mio padre condannato per violenza domestica avrà l’eredità di mia madre”

Desirée Gullo ha 31 anni e vive nella periferia milanese. È cresciuta senza il padre, condannato vent’anni fa per violenza domestica e abusi sessuali, senza mai ottenere il risarcimento stabilito dal giudice. Ora l’uomo avrà in eredità la casa della moglie defunta.
A cura di Chiara Daffini
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Desirée Gullo ha lanciato una petizione su change.org
Desirée Gullo ha lanciato una petizione su change.org

Non dimostra nemmeno i suoi 31 anni. Li nasconde dietro i grandi occhi nocciola, i capelli ricci sulle spalle e la t-shirt a fiori sopra gli shirts. Eppure Desirée Gullo si trascina il peso di una vita che molti hanno la fortuna di non portare nemmeno da anziani. Ci accoglie nel suo appartamento di Corsico, periferia milanese. Suo forse ancora per poco, visto che il padre potrebbe rivendicarne i diritti. Ma la storia inizia molto prima.

Violenza sulla moglie, abusi sessuali sulle figlie

“Avevo sei anni – racconta Desirée a Fanpage.it – quando mamma denunciò papà per violenza domestica. Lui era sempre violento, con lei, con me e con mia sorella, di quattro anni più grande. Di noi figlie ha abusato anche sessualmente”. La denuncia diventa salvezza per la donna e le sue due bambine, ma non toglie la fatica e il dolore: “Eravamo senza soldi ed è stato difficile pagare gli avvocati per il processo, figuriamoci per divorziare”.

Il risarcimento fantasma e la pena abbreviata

Il processo dura diversi anni e si conclude con la condanna, per l’uomo, a tre anni di reclusione e al risarcimento di 12mila euro ciascuna alla moglie e le due figlie. Quest’ultimo, però, non arriverà mai e la pena viene ridotta grazie all’indulto. “Non abbiamo mai visto quei soldi – spiega Desirée a Fanpage.it – perché allora mio padre era nullatenente, solo oggi ci hanno detto che avremmo dovuto essere noi a sollecitare il tribunale, ma non credo che mia madre ai tempi lo sapesse e tanto meno potevamo saperlo io e mia sorella adolescenti”.

Ereditiere della propria vittima

Gli anni passano, la figlia maggiore va a vivere a Reggio Emilia, mentre Desirée e la madre restano a Milano. Fino a gennaio del 2022, quando la signora si ammala di Covid e muore. “Dopo la morte di mia mamma abbiamo dovuto ricontattare mio padre, perché legalmente era ancora il marito e c’era bisogno della sua firma anche per il funerale. In quell’occasione abbiamo scoperto che, pur essendo stato condannato per violenza sulla mamma, aveva ancora diritto a ereditarne i beni: la pensione di reversibilità e parte della casa”. Ma soprattutto che non aveva intenzione di rinunciarvi.

La petizione

“All’inizio abbiamo cercato di avere un dialogo costruttivo – continua Desirée -. Gli abbiamo proposto di tenere la pensione ma di lasciarci la casa, eppure non c’è stato niente da fare. Lui dice che ‘la giustizia è dalla sua parte’”. E, tecnicamente, è vero. Per questo Desirée ha lanciato una petizione su change.org per chiedere alla ministra della giustizia Marta Cartabia e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di eliminare questo paradosso. In un mese sono state raggiunte quasi 38mila firme.

Indegnità e non successione

“Sono diverse le istanze che poniamo con questo appello – chiarisce la ragazza -. Prima fra tutte che chi è condannato per violenza domestica perda il diritto di successione sul coniuge, a prescindere dallo stato matrimoniale. Ma poi anche che subentri il principio di indegnità: chi ha esercitato violenza su una persona come può essere degno di ereditare i suoi beni? Inoltre deve essere cambiato qualcosa anche in termini di prescrizione: mia sorella e io eravamo minori, non potevamo esercitare pienamente i nostri diritti di risarcimento, adesso sì, ma quei diritti non valgono più. Non è solo una questione economica, è dare la giusta tutela a tutte le vittime di violenza”.

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