Da Gaza all’università di Milano: “Sotto le bombe sognavamo di studiare, ora vogliamo ricostruire il nostro Paese”

"Siamo vivi per miracolo", hanno esordito. "A Gaza mi sono salvato da una bomba. Vicino a me, però, ho visto morire molti bambini", ha poi ricordato il primo. E il secondo: "Sapevo che il resto del mondo continuava a vivere ‘normalmente', ma quando sono arrivato in Italia e ho visto con i miei occhi le persone andare al lavoro, gli studenti all'università, a scuola, mi è sembrato surreale perché a casa vivevamo la guerra".
A parlare sono Hisham Ahmed Abu Lila e Alaa Mustafa Sabbah, due ragazzi palestinesi che, dopo aver vissuto due anni di genocidio, sono giunti a Milano grazie al progetto IUPALS (Italian Universities for Palestinian Students) dell'Università Statale per proseguire il proprio percorso di studi in Medicina. Una volta qui, i due studenti hanno deciso di raccontare a Fanpage.it la loro storia e il loro viaggio verso l'Italia: una lotta per recuperare quei diritti umani che si sono visti negati, con la speranza di poter apprendere, imparare, e attraverso queste nuove competenze poter presto tornare a casa per "ricostruirla" e così "dar di nuovo vita" al proprio Paese.
La storia dei due studenti palestinesi
"A Gaza i miei giorni da studente di medicina consistevano in una lunga ricerca di acqua e cibo. Le mie giornate si erano ridotte a questo", ha ricordato Hisham a Fanpage.it. "Abbiamo assistito al collasso del nostro sistema sanitario", ha rincarato Alaa. "Il personale sanitario lavorava anche 48 ore di seguito, a volte anche all'esterno dell'ospedale, perché c'era troppo gente da assistere. Per noi studenti di medicina non c'era più spazio per fare lezione".
Parole, quelle dei due ventenni, che restituiscono l’immagine di una quotidianità distrutta in cui studiare, per due anni, ha significato nient'altro che sopravvivere tra allarmi, bombe e la fame e la sete di un luogo dove i diritti umani sono stati cancellati. Poi, un giorno, una mail ha cambiato tutto. O, per lo meno, lo ha fatto per Hisham e Alaa. "Ero in piedi su una sedia, cercando la connessione internet. Non era facile averla. A un certo punto la mail mi è comparsa davanti agli occhi ed è stato un momento fantastico, non lo dimenticherò", ha raccontato Hisham ritornando con la mente al momento in cui ha ricevuto la conferma della borsa di studio per venire in Italia.
I due ragazzi sono infatti parte del primo gruppo di dodici studenti palestinesi accolti lo scorso 2 ottobre dall'università Statale di Milano nell’ambito del progetto IUPALS (Italian Universities for Palestinian Students), promosso dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università italiane) e sostenuto dal ministero dell’Università e degli Esteri. L’ateneo milanese ha messo a disposizione borse di studio, alloggi e tutor per garantire ai nuovi arrivati la possibilità di proseguire il proprio percorso accademico. "Quando sono arrivato in Italia tutto era disponibile", ha sorriso a Fanpage.it Hisham. "Ho sentito di aver recuperato tutti quei diritti che normalmente una persona dovrebbe avere, ma dei quali noi ci eravamo dimenticati". "Sapevamo che il resto del mondo continuava una vita normale", si è poi inserito Alaa. "Ma per noi era qualcosa di surreale perché il nostro popolo stava vivendo la guerra".
Oggi, entrambi i ragazzi studiano a Milano, ma l’obiettivo è quello di tornare, un giorno, nel proprio Paese. "Sono venuto qui per completare la mia formazione e poter riportare queste conoscenze nel mio Paese", ha spiegato Alaa a Fanpage.it. "Vogliamo tornare e ricostruirlo": in un luogo dove, secondo i dati delle Nazioni Unite, oltre il 70% degli edifici è distrutto o danneggiato, gli ospedali sono in gran parte fuori uso, e l’accesso a cibo, acqua e medicinali resta ancora drammaticamente limitato. Eppure, il sogno dei due ragazzi rimane questo: ricostruire e, facendolo, tornare a vivere.
Ed è qui, in questo obiettivo, che si intuisce quanto un progetto possa davvero fare del diritto allo studio parte integrante del diritto alla vita. Perché mentre i due ragazzi frequentano le prime lezioni di Medicina tra le aule della Statale di Milano, sperando che le proprie "famiglie e il nostro popolo possano tornare ad avere la vita che hanno perduto, quella che esisteva prima della guerra", si costruisce la promessa di un futuro che, questa volta, riparte proprio da un’aula universitaria.