Cos’è il Pirellino finito al centro dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano

Il Pirellino è un ex palazzo comunale situato al civico numero 39 di via Giovanni Battista Pirelli a Milano. Costruito nel 1966 per ospitare la Torre dei Servizi Tecnici Comunali come parte dell'incompiuto "Centro Direzionale" milanese, nel 2019 il grattacielo è stato comprato da Coima, il gruppo immobiliare fondato da Manfredi Catella, per cui la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari nell'ambito dell'ultima tranche dell'inchiesta urbanistica che ha travolto Milano in cui è indagato anche il sindaco Beppe Sala.
Da allora sono passati sei anni e i lavori di riqualificazione dell'edificio non sono mai iniziati a causa di una serie di problemi burocratici. Proprio questo "ritardo" nei lavori ha, però, reso il progetto di riqualificazione del Pirellino un caso tipo del funzionamento del sistema di corruzione messo in atto da membri di alto profilo, quali politici, architetti, operatori economici e soggetti dell'amministrazione cittadina, il cui fine sarebbe stato quello di favorire il rilascio di titoli edilizi illeciti e di realizzare operazioni immobiliari altamente speculative. Oltre all'assessore Giancarlo Tancredi, l'ex presidente della Commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e il ceo di Coima Manfredi Catella e il sindaco Beppe Sala, tra gli indagati c'è anche l'archistar Stefano Boeri.
Il Pirellino, dalla costruzione alla vendita a Coima
Il Pirellino è stato costruito nel 1966 sulla base del progetto proposto dagli architetti Renato Bazzoni, Luigi Fratino, Vittorio Gandolfi, Aldo Putelli, come parte dell'incompiuto "Centro Direzionale" di Milano. Nel 2019 il grattacielo è stato comprato da Coima al termine di un'asta pubblica al prezzo di 175 milioni di euro.
Due anni più tardi, a gennaio 2021, la società di real estate ha svelato il progetto vincitore del concorso bandito per la riqualificazione dell'edificio. Sono l'archistar Stefano Boeri (indagato) e l'architetta Elizabeth Diller ad averlo proposto: un sistema di edifici che avrebbe compreso una struttura-ponte con una serra che, oltre ad ospitare una foresta, avrebbe inglobato anche numerose attività culturali e, dall'altro lato, la Torre Botanica, una torre residenziale sul modello del Bosco verticale. Da allora, però, i lavori non sono mai iniziati.
Perché i progetti di riqualificazione non sono mai stati fatti
Nell'ultima tranche dell'inchiesta urbanistica che in questi giorni ha travolto Milano, sono finiti sotto la lente della Procura molti dei progetti che prevedevano la "rigenerazione" di alcuni spazi urbani della città. Tra questi, anche quello del Pirellino. Dall'acquisizione del grattacielo da parte di Coima nel 2019 a oggi, infatti, i diversi progetti di ristrutturazione sono stati più volte bloccati per questioni burocratiche e i lavori non sono mai partiti.
Questo perché, subito dopo l'acquisto dell'edificio, è entrato in vigore un nuovo Pgt (Piano di governo del territorio) a Milano che imponeva che per gli edifici residenziali superiori a una certa volumetria, il 20 per cento doveva essere riservato all’edilizia sociale.
Nonostante il ricorso presentato da Coima, il Tar ha deciso che il vincolo del Comune poteva essere applicato anche le se condizioni non erano ancora in vigore al momento della compravendita. La società ha deciso quindi di fare ricorso al Consiglio di Stato che, diversamente dal Tar, questa volta si è espresso a favore di Coima. Da allora, la causa è ancora in corso perché nel 2023 il Pgt è stato cambiato nuovamente e Coima ha ottenuto una sentenza favorevole.
Perché il Pirellino è tra i progetti indagati nell'inchiesta urbanistica
Nelle carte delle indagini che Fanpage.it ha potuto visionare emerge che tra marzo e ottobre 2023 la Commissione Paesaggio del Comune di Milano ha espresso ben 4 pareri riguardo al progetto di riqualificazione del Pirellino. I primi due sono stati negativi per un "eccessivo impatto" che ci sarebbe stato sul palazzo storico, poi è stata la volta di uno “favorevole condizionato” e, infine, di uno favorevole.
Secondo i pm, per riuscire a ottenere il consenso Boeri e Catella avrebbero fatto pressione sulla Commissione Paesaggio, sull'Assessore Tancredi e sul sindaco affinché il progetto vanisse approvato. Infatti, stando agli atti delle indagini, per giungere al consenso finale della Commissione si sarebbero resi necessari diverse pressioni che, secondo gli inquirenti, sarebbero anche state mediate dal sindaco Beppe Sala.
In particolare, i pm hanno evidenziato come il giorno prima del via libera della Commissione, Boeri abbia mandato un messaggio vocale a Catella nel quale chiedeva di "far intervenire Sala su Marinoni", affinché il primo cittadino convincesse il presidente della Commissione a esprimersi favorevolmente. In più, l'archistar avrebbe mandato un secondo messaggio direttamente a Sala per dirgli che Marinoni sbagliava a esprimersi negativamente riguardo al progetto di riqualificazione del Pirellino.
Al momento, la Procura è chiamata proprio a valutare le responsabilità degli attori coinvolti e, in questo caso, capire se ci sia stata una "pressione" politica che abbia influenzato la valutazione della Commissione sul caso del Pirellino. Che siano correlati o meno, dunque, si vedrà. Quello che è certo è che, il giorno dopo aver mandato i messaggi, il via libera per i lavori è finalmente arrivato.