video suggerito
video suggerito

Cosa c’entra il Monopoly con Milano: da Vicolo Corto a Viale dei Giardini, la vera storia del gioco in scatola

Tutti conoscono il Monopoly, ma in pochi sanno che la sua storia è segretamente legata alla città di Milano. A raccontarla a Fanpage.it è stata Elena Ceretti, nipote di Emilio Ceretti, l’uomo che per la prima volta ha importato il Monopoly in Italia e, con lui, tanti di quei giochi che per anni sono stati nelle case di tutti gli italiani. Da Vicolo Corto a Viale dei Giardini, ecco la vera storia del gioco in scatola.
A cura di Giulia Ghirardi
5 CONDIVISIONI
Immagine

"Sono cresciuta in una casa piena di giochi in scatola. Per me è sempre stata una cosa normale: erano i giochi del nonno. Poi, con il tempo, ho capito che, in realtà, erano i giochi di tutti". A parlare è Elena Ceretti, nipote di Emilio Ceretti, l'uomo che, per la prima volta, ha importato il Monopoly in Italia e, con lui, tanti di quei giochi che per anni sono stati nelle case di tutti gli italiani. Elena ha raccontato a Fanpage.it, la storia che lega questi giochi in scatola a quella del suo nonno e il motivo per cui tutti loro sono segretamente legati alla città di Milano.

Emilio Ceretti, l'uomo che ha importato il Monopoly in Italia

"La storia della mia famiglia è profondamente legata alla città di Milano perché, in parte, ha contribuito a costruirla. Il mio bisnonno era Giulio Ceretti, l'ingegnere che ha inventato le teleferiche e ha costruito il quartiere del Politecnico, ma anche colui che ha fondato il Clubino, uno dei principali circoli di gentiluomini del tempo", ha esordito Elena Ceretti a Fanpage.it. "Suo figlio, mio nonno Emilio, è nato a Milano nel 1907. Ha studiato giurisprudenza, ma nella vita è stato giornalista, critico cinematografico e corrispondente di guerra insieme a Indro Montanelli che, al tempo, era il suo migliore amico insieme a Mondadori. Mio nonno era una persona eclettica, un intellettuale con grande spirito imprenditoriale. Insomma, una persona interessata alle cose che avvenivano".

Ed è proprio a partire da questo interesse che, nel 1936, la vita di Emilio è cambiata, legandosi indissolubilmente a quella di Milano. Quell'estate, infatti, l'Editore Arnoldo Mondadori – per il quale Emilio lavorava – ricevette una lettera dagli Stati Uniti nella quale gli veniva proposto di acquistare i diritti in Italia di un gioco allora sconosciuto che si chiama "Monopoly", brevettato l'anno precedente dalla Parker Brothers. "Dal momento che pubblicava libri e non giochi Mondadori rimase sorpreso dall'offerta e offrì di occuparsi del progetto ai suoi giovani collaboratori", ha continuato a raccontare Elena. "Mio nonno era una persona intraprendente e acuta, una persona che vedeva le cose molto prima degli altri. E, infatti, fu lui a farsi avanti per il progetto".

Il Monopoli italiano è milanese: ecco il perché

Subito dopo aver accettato l'incarico offertogli da Mondadori, nel 1936 Emilio Ceretti fondò l'azienda Editrice Giochi insieme a Walter Toscanini e Paolo Palestrina, "un'azienda milanese che ha fatto la storia del gioco in scatola", ha spiegato Elena Ceretti a Fanpage.it. "Mio nonno ha costruito la prima versione italiana del Monopoly nel garage della villa di famiglia sul lago maggiore".

"Non fu facile", ha continuato Elena. "Perché erano gli anni della censura fascista" che mirava a purificare la lingua italiana, eliminando tutte le parole straniere in favore di una lingua italiana che potesse riflettere la forte identificazione nazionale di quegli anni. Dunque, anche il Monopoly andava purificato. Così, per difendersi dall'accusa di produrre un "prodotto degenere del capitalismo straniero", Emilio Ceretti modificò la versione originale del Monopoly per renderlo italiano. O meglio, milanese.

Per falro, "ha cambiato i nomi delle caselle sul tabellone dando loro i nomi dei luoghi e delle strade di Milano", ha ricordato Elena. "Lo ha fatto ispirandosi al suo vissuto personale. Così mio nonno ha costruito un Monopoli "milanese", proprio come il suo papà aveva costruito un quartiere della stessa città".

Immagine

Da Vicolo Corto a Viale dei Giardini: i segreti del Monopoli

Partendo proprio da questi presupposti Emilio Ceretti ha creato la versione italiana del Monopoli. "Per prima cosa ha tolto la "y" alla fine della parola, trasformando il Monopoly in Monopoli. L'intento era quello di eliminare quel tratto che non piaceva al regime perché lo rendeva troppo poco italiano", ha riferito ancora Elena. "Tra le prime trasformazioni legate al vissuto di Emilio a Milano c'è quella di Vicolo Stretto e Vicolo Lungo, le caselle che danno avvio al tabellone di gioco. Li ha inventati ispirandosi a Via Fiori Chiari e Via Fiori Oscuri".

Le due vie – tuttora esistenti nel cuore di Milano – si snodano in direzioni opposte e si ricongiungono su Via Brera. Una delle teorie che esiste intorno all'origine del nome è che, proprio all'inizio del Novecento, in via Fiori Chiari vi fosse un collegio femminile, mentre in via Fiori Oscuri un bordello. Posti umili, nei fatti e nei prezzi, e per questo scelti da Emilio Ceretti per occupare i primi posti del tabellone del Monopoli.

Al contrario, tra le caselle più "care" c'è quella di Viale dei Giardini che fa coppia con Parco della Vittoria. "Mio nonno abitava proprio in quella via", ha raccontato Elena. "Ha deciso di darle il valore più alto sul tabellone come ripicca: era arrabbiato per i prezzi degli affitti e delle bollette che ogni mese era costretto a pagare e che considerava troppo elevati".

Gli altri giochi importati in Italia da Ceretti: dalla Barbie al Risiko

Dopo il successo riscosso dal Monopoli "milanese", è stata la volta di tanti altri giochi. "Nel dopoguerra Milano viveva anni particolari in cui le persone avevano un guizzo speciale. Dai racconti sembrava che ogni persona, in qualche modo, fosse in grado di lasciare il proprio segno. Erano anni di rinascita, di scoperta. Era una Milano di intrecci e di creazioni", ha raccontato ancora la nipote di Emilio Ceretti a Fanpage.it. "È in quegli anni che mio nonno ha importato tanti altri giochi".

In particolare, nel 1959 Ceretti ha importato per la prima volta in Italia anche la Barbie. Poi è stata la volta dell'Allegro chirurgo e dello Scarabeo. Infine, negli anni '60, è stata la volta del Risiko. Anche loro sono stati tutti adattati e italianizzati. "Per lo Scarabeo, per esempio, Emilio ha inventato le tessere jolly, quelle con su disegnato l'animale che dà il nome al gioco".

Per tutti loro, poi, esistevano alcuni rituali. Prima del lancio ufficiale, "ogni estate mio nonno provava i giochi con i suoi quattro figli durante le vacanze, per vedere quale riscuotesse più successo, quali funzionassero meglio e quali peggio", ha continuato Elena. In più, "mio nonno era un giornalista e un critico cinematografico. Amava talmente la scrittura che adorava scrivere le istruzioni dei giochi in modo “divertente”: odiava quelle noiose e meccaniche", ha spiegato Elena. "Voleva che le istruzioni fossero come degli articoli. Così, per ogni gioco che ha importato in Italia, ha scritto dei veri e propri libretti più che delle sintetiche istruzioni".

"Mio nonno è morto nel 1988, l'anno prima che nascessi", ha concluso Elena a Fanpage.it. "Tutto quello che so mi è stato raccontato. Eppure ho sempre avuto la netta sensazione di averlo conosciuto di persona perché la sua è una di quelle storie che non finiscono, ma che rimangono per sempre vive", legate alle persone e ai luoghi con i quali si è intrecciata. "Per questo, ancora oggi, lo sento qui con me", e con tutti coloro che, ancora, trovano il tempo per sfidarsi a una partita di Monopoly.

5 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views