“Condizioni disumane nel Cpr di Milano”: l’ex gestore patteggia 2 anni e 3 mesi dopo l’inchiesta per frode

Alessandro Forlenza, ex amministratore di fatto della società Martinina srl, che gestiva il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Milano, ha patteggiato una pena di 2 anni e 3 mesi di reclusione, oltre a una multa di 2.000 euro, dopo essere stato coinvolto in un’inchiesta per frode nelle pubbliche forniture e turbativa d’asta. La vicenda riguarda la gestione del Cpr di via Corelli, una struttura che, secondo le indagini, tratterrebbe i migranti in condizioni "disumane" e "infernali". L'inchiesta avrebbe, infatti, rivelato che Martinina avrebbe incassato fondi pubblici senza garantire i servizi minimi necessari, lasciando i migranti in condizioni di totale degrado.
Il patteggiamento di Forlenza è stato convalidato dal giudice della decima penale di Milano, Franco Cantù Rajnoldi. La società Martinina, inoltre, è stata multata con una sanzione di 30.000 euro e sottoposta a un’interdittiva dall’esercizio d’impresa per 1 anno e 8 mesi.
Le indagini
Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza, hanno documentato una serie di abusi all’interno del Cpr di via Corelli a Milano: cibo infestato da vermi, letti e bagni fatiscenti, assenza di mediatori culturali e linguistici, e l'uso di psicofarmaci per gestire le problematiche psichiche dei trattenuti. Queste condizioni di degrado sono state descritte come "infernali" e sono state alla base delle accuse contro Forlenza e la sua società. Le violazioni e gli abusi sarebbero stati talmente gravi che, nei mesi scorsi, la Corte Costituzionale aveva dichiarato l'illegittimità della detenzione amministrativa, proprio per la mancanza di regolamentazioni adeguate su come devono essere trattati i migranti.
Nel frattempo, il 13 dicembre 2023, il ramo d’azienda di Martinina che gestiva il Cpr di via Corelli è stato sequestrato dalla Procura. Dopo il sequestro, la gestione del centro è stata affidata a una nuova società, a seguito di un nuovo bando pubblico, in un tentativo di riformare il sistema ed evitare che si ripetano situazioni analoghe. Infine, un altro capitolo della vicenda riguarda Consiglia Caruso, madre di Alessandro Forlenza e amministratrice di Martinina, che è a processo con udienza fissata per marzo 2026, dove dovrà rispondere delle stesse accuse mosse contro il figlio.
L'avvocato del Naga: "Nulla è cambiato"
Nel procedimento, oltre al Ministero dell’Interno, sono parti civili anche alcuni migranti e diverse associazioni come Naga, BeFree, Asgi (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) e Arci. Gli avvocati di parte civile, tra cui Eugenio Losco (legale di Naga), hanno sottolineato che questa condanna, pur rappresentando un passo avanti, non risolve le problematiche strutturali e le violazioni sistematiche che riguardano i Cpr in tutta Italia.
"Questa è la prima condanna per la gestione del centro di via Corelli, ma purtroppo nulla è cambiato", ha commentato l'avocato Losco. "Il sistema continua a non avere regole adeguate e a generare queste terribili condizioni di vita per i migranti". Secondo l’avvocato, infatti, la risposta al fenomeno migratorio dovrebbe andare oltre l’approccio repressivo e punitivo, a favore di un sistema in grado di rispettare i diritti umani e la dignità delle persone coinvolte. Per farlo, secondo l'avvocato, il primo passo dovrebbe essere quello di "chiudere tutti centri" perché il rischio di abusi, come quelli documentati al Cpr di via Corelli a Milano, è ormai troppo elevato per essere ignorato.