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Come è morto Alberto Fedele, il cooperante di Pavia scomparso in Perù

L’ipotesi più probabile resta quella della frana, che avrebbe sorpreso Alberto durante un’escursione sulle Ande e l’avrebbe fatto precipitare in un dirupo.
A cura di Francesca Del Boca
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Lo hanno riconosciuto dall'abbigliamento sportivo e dallo zainetto da escursionista. 

È stato ritrovato in un dirupo sulle Ande il corpo di Alberto Fedele, il cooperante 30enne di Pavia che si trovava in Perù per lavorare in una Ong. Dopo due mesi di ricerche, la triste scoperta: era suo, quel cadavere congelato scoperto dalle squadre di ricerche che da quel 4 luglio non hanno mai cessato di battere la zona in cerca di sue tracce.

Come è morto Alberto

Secondo le ricostruzioni della polizia locale, la mattina del 4 luglio Alberto Fedele avrebbe lasciato il villaggio di Urubamba, regione sud orientale di Cusco, per raggiungere il lago Juchuvococha, a circa 5.500 metri di altitudine. Una telecamera aveva ripreso il giovane mentre cominciava il suo cammino e una volta arrivato alla meta Alberto stesso aveva inviato un messaggio vocale a un’amica.

La frana

Poi, dal cooperante appassionato di trekking nessun cenno. Scomparso, sparito nel nulla per due mesi. Fino a oggi. L'ipotesi più probabile resta quella della frana, che avrebbe sorpreso Alberto e l'avrebbe fatto precipitare giù nel dirupo, in mezzo alle montagne.

Chi era Alberto Fedele

Ingegnere, 30enne della provincia di Pavia. Aveva lasciato l'Italia e un posto sicuro per inseguire il sogno di vivere in Sudamerica e la missione di aiutare il prossimo: per questo si era offerto volontario come cooperante per la Onlus WeWorld, in Perù.

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