Chiara Ferragni si presenta in tribunale per il caso pandoro: “Fase difficile della mia vita, vado avanti”

Chiara Ferragni si è presentata oggi in Tribunale a Milano in occasione della seconda udienza pre-dibattimentale del procedimento che la vede imputata per truffa aggravata, insieme all'ex braccio destro Fabio Maria Damato e al presidente di Cerealitalia‑ID Francesco Cannillo, dopo i casi del pandoro Balocco Pink Christmas e delle uova di Pasqua in collaborazione con Dolci Preziosi. Cadute le accuse, invece, nei confronti di Alessandra Balocco, ad dell'azienza dolciaria piemontese recentemente deceduta.
Assistita dai legali Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, l'influencer di Cremona (che si è sempre dichiarata estranea alle accuse) è entrata nell'aula della terza sezione penale, davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini, nell'udienza a porte chiuse nella quale oggi sono in programma la decisione sulle parti civili e la scelta del rito da celebrare: al momento è probabile possa trattarsi del rito abbreviato, con udienze già in calendario per il 25 novembre e il 19 dicembre. La sentenza è attesa per il prossimo 14 gennaio. "Grazie per l'attenzione", ha dichiarato intanto la 38enne ai giornalisti presenti. "È una fase sicuramente difficile della mia vita, però andiamo avanti".
Le richieste di risarcimento per Chiara Ferragni
A presentare richiesta di costituirsi parti civili (e quindi ottenere un risarcimento) erano state due associazioni di consumatori, Casa del Consumatore e Adicu, e una pensionata di Avellino che ha dichiarato di aver comprato il pandoro convinta di sostenere una causa benefica. La donna ha quantificato il presunto danno in circa 500 euro, che sarebbe però già stato corrisposto in via extragiudiziale dai legali di Ferragni: i rappresentanti della 70enne, a seguito dell'accordo, hanno quindi ritirato oggi la loro richiesta in aula, così come l'associazione Adicu, a cui è stato corrisposto un assegno transattivo per ritirare l'istanza.
Gli accordi con il Codacons
La stessa via tentata dal pool legale dell'influencer anche per quanto riguarda Casa del Consumatore, che ha però rifiutato un'offerta economica di 5mila euro e dunque per ora resta all'interno del procedimento. Ora il giudice dovrà decidere se ammettere o meno l'associazione, mentre i legali di Ferragni hanno chiesto che non sia parte civile. "Abbiamo proposto a Chiara Ferragni di rinunciare alla nostra richiesta danni e costituzione di parte civile a fronte non di denaro, ma di uno o due reel social per dimostrare il suo ravvedimento e impegno nel far conoscere un'app dedicata ai consumatori che stiamo realizzando", aveva dichiarato il presidente Giovanni Ferrari. "In tutta risposta abbiamo ricevuto un'irrisoria offerta di pagamento di soli 5mila euro".
Pace fatta invece con il Codacons, che presentando esposti in più procure d'Italia aveva di fatto dato il via alle indagini sulle campagne commerciali di Chiara Ferragni con Balocco (pandoro) e Dolci Preziosi (uova di Pasqua): Ferragni, in accordo con l'associazione (che in cambio ha ritirato la sua querela), ha infatti recentemente risarcito i consumatori danneggiati con 150 euro ciascuno e versato 200mila euro a favore di un'ente benefico che si occupa di donne vittime di violenza.
Le accuse contro Chiara Ferragni
Chiara Ferragni, 38 anni, si trova imputata per truffa aggravata dopo la multa del dicembre 2023 dell'Antitrust per pratica commerciale scorretta, legata alla commercializzazione del pandoro Pink Christmas con Balocco, nel Natale del 2022, e delle uova di Pasqua con Dolci Preziosi, messe in vendita nella primavera del 2021.
Secondo le accuse, i messaggi promozionali legati ai prodotti dolciari avrebbero fatto intendere ai consumatori che una parte del ricavato delle vendite sarebbe andata in beneficenza (e in particolare al reparto pediatrico dell'Ospedale Regina Margherita di Torino) quando in realtà era stata la sola Balocco, mesi prima, a versare una donazione slegata dal numero effettivo degli acquisti. In questo modo Ferragni avrebbe quindi ottenuto un "ingiusto profitto" di oltre due milioni di euro, traendo vantaggio non solo dal prezzo maggiorato del prodotto (oltre 9 euro invece dei consueti 3,68 nel caso del pandoro rosa) ma anche dal ritorno di immagine derivato dall’utilizzo improprio della beneficenza.