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Caso Chiara Ferragni

Chiara Ferragni e la pensionata di Avellino che chiede un risarcimento di 500 euro per il pandoro: cosa accadrà

Si è presentata una sola consumatrice alla prima udienza del procedimento contro Chiara Ferragni, imputata a Milano con l’accusa di truffa aggravata per il pandoro Balocco Pink Christmas e le uova di Pasqua Dolci Preziosi. Si tratta di una pensionata di 70 anni, residente ad Avellino.
A cura di Francesca Del Boca
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Si è presentata una sola consumatrice alla prima udienza del procedimento contro Chiara Ferragni, imputata in Tribunale a Milano con l'accusa di truffa aggravata per il pandoro Balocco Pink Christmas e le uova di Pasqua Dolci Preziosi. Si tratta di una pensionata di 70 anni, residente ad Avellino, che insieme alle due associazioni di consumatori Adicu e Casa del consumatore (non il Codacons, che ha già ritirato la denuncia) ieri ha chiesto di costituirsi parte civile contro l'influencer di Cremona: il legale della "signora Adriana", unica acquirente a presentarsi al processo in qualità di parte offesa, ha quantificato così il presunto danno in circa 500 euro.

Il motivo? "La signora voleva fare beneficenza", ha spiegato ieri in aula la sua avvocata, Giulia Cenciarelli. "È una fervente cattolica, ci teneva. Solo lo scorso aprile si è resa conto di quello che era successo, che la sua beneficenza non era andata a buon fine". La legale ha raccontato ai cronisti che la consumatrice, molto attiva nella beneficenza, dopo aver acquistato una decina di pandori e aver scoperto "quello che era accaduto" ha quindi presentato denuncia alle autorità competenti, "avendo conservato anche la foto dell'acquisto del pandoro". La campagna commerciale legata al dolce natalizio griffato Ferragni, secondo l'accusa, avrebbe infatti fatto intendere che una parte del ricavato delle vendite sarebbe andata in beneficenza (e in particolare al reparto pediatrico dell'Ospedale Regina Margherita di Torino) quando in realtà era stata la sola Balocco, mesi prima, a versare una donazione slegata dal numero degli acquisti.

Un profitto ingiusto di oltre due milioni di euro, secondo la Procura di Milano, dal momento che Ferragni (con l'ex collaboratore storico Fabio Damato) e le aziende coinvolte con lei nel processo (Balocco, ora depennata dalla lista dopo la morte della ad Alessandra Balocco, e il presidente di Cerealitalia-ID Francesco Cannillo) avrebbero tratto vantaggio non solo dal prezzo maggiorato del prodotto, venduto a circa 9,37 euro invece dei 3,68 tradizionali), ma anche dal ritorno di immagine derivante dall’utilizzo improprio della beneficenza.

La signora Adriana, però, potrebbe non partecipare al procedimento come parte civile per gli eventuali danni, nonostante l'istanza presentata. Stando a quanto emerso dall'udienza a porte chiuse, infatti, è in corso tra i legali Giulia Cenciarelli e Mauro Di Salvia, che la assistono, e i difensori dell'influencer, gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, un tentativo di conciliazione con tanto di offerta risarcitoria extragiudiziale. Ed è molto probabile che la donna, nei prossimi giorni, possa accettare il denaro proposto in cambio e uscire così di scena.

Una piccola parte che andrebbe ad aggiungersi agli oltre 3,4 milioni di euro che l'ex regina della moda ha già versato in risarcimento dopo la salatissima multa da un milione di euro dell'Antitrust: un altro milione diretto all’Ospedale Regina Margherita di Torino, 1,2 milioni all’impresa sociale I Bambini delle Fate, per l’iniziativa benefica legata alle uova di Pasqua, 200mila euro a favore di un ente scelto con il Codacons per iniziative contro la violenza sulle donne e ulteriori somme per risarcire altri acquirenti del pandoro, mediante un accordo con associazioni consumatori, e per coprire spese legali.

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