Carlotta, paraplegica in sedie a rotelle a Milano: “Buche e scivoli assenti, sono prigioniera nella mia città”

"Sono la madre di una ragazza con disabilità grave residente in centro a Milano. Scrivo per manifestare la nostra profonda indignazione per la situazione che viviamo quotidianamente a causa dei gravi disservizi nei servizi alla disabilità". A parlare è Veronica, mamma di Carlotta, che qualche giorno fa si è rivolta all'amministrazione cittadina per segnalare una situazione ormai "insostenibile" dovuta al "totale disinteresse della giunta verso l’abbattimento delle barriere architettoniche presenti a Milano" che, tra l'altro, non permettono alla figlia neanche di raggiungere in autonomia il bar sotto casa costringendola a degli "pseudo arresti domiciliari".
Durante uno degli ultimi interventi a palazzo Marino, quello del 21 luglio, il sindaco Beppe Sala ha dichiarato di aver speso un miliardo negli ultimi 4 anni nei servizi sociali destinati alle persone con fragilità. "Abbiamo chiesto chiarimenti e documentazione dettagliata che attesti l’effettiva destinazione di tali fondi pubblici", ha spiegato Veronica a Fanpage.it. "Perché, anziché diminuire, i disagi aumentano".
Per questo, nel momento in cui Milano è stata travolta dalla recente inchiesta urbanistica, l'invito di Veronica e di Carlotta è quello di "tornare con i piedi per terra" per evitare che l'edilizia verticale promossa dalla giunta Sala soffochi Milano e chi, ogni giorno, si ritrova a vivere le difficoltà di una città che di fatto non è inclusiva e certamente non accessibile come vuole far credere.

La storia di Carlotta: "A Milano mi sento agli arresti domiciliari"
Nove anni fa, il 24 luglio 2016, "sono stata vittima di un incidente stradale in autostrada", ha esordito Carlotta a Fanpage.it. "Stavo tornando a casa in macchina quando un ubriaco ci è venuto addosso. Mi hanno portato all'ospedale Papa Giovanni XXIII in gravissime condizioni: avevo una contusione polmonare e una lesione midollare. Sono stata in coma per un mese".
Dopo due settimane Carlotta viene operata e, poco dopo, viene trasferita all'ospedale Niguarda di Milano dove è rimasta fino a febbraio 2017 e poi ancora alla Casa di Cura Domus Salutis di Brescia. "Alla fine sono tornata a casa paraplegica", ha continuato Carlotta. "Oggi mi muovo unicamente in carrozzina. La mia vita è stata stravolta dopo l'incidente. Non sono più autonoma: per fare quello che le persone fanno normalmente ho bisogno di supporto".
Un supporto che, a causa di una città "verticale" e poco inclusiva, si deve estendere anche al di fuori delle mura domestiche. "Ogni giorno vivo una lunga serie di disservizi", ha spiegato Carlotta a Fanpage.it. "C'è un esempio banale ma significativo che delinea bene il quadro con cui mi devo confrontare: non posso andare da sola al bar di fronte casa perché il tragitto è pieno di barriere architettoniche tra cui enormi buche, gradini, rotaie scoperte e scivoli assenti o gravemente danneggiati. E ho la fortuna di vivere in centro a Milano, vicino a Piazza Medaglie d’Oro. Non voglio pensare quale sia la situazione in zone più periferiche".

Le segnalazioni al Comune, la mamma: "Promesse disattese"
"Cinque anni fa mi fu garantito dal Comune che entro il 2026 tutte le barriere architettoniche e tutti i disservizi sarebbero stati abbattuti", ha esordito Veronica a Fanpage.it facendo riferimento a una mail datata 11 novembre 2020 nella quale il Comune di Milano le spiegava che intendeva completare il Piano d'Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) entro il 2026. Tale promessa però "è stata disattesa", ha aggiunto Veronica. "Perché nonostante le promesse istituzionali, nulla è cambiato. Anzi, la situazione è peggiorata e le barriere architettoniche sono sempre più diffuse".
Per questo, lo scorso 2 agosto Veronica ha mandato un'altra, l'ennesima, mail indirizzata al Sindaco Beppe Sala e agli Assessori ai Servizi Sociali, Salute, Mobilità, Infrastrutture e Manutenzione strade della città di Milano per chiedere conto di una situazione ormai diventata "insostenibile" a causa della "totale assenza di interesse da parte delle istituzioni" nei confronti "dell'assistenza dedicata alle persone con disabilità". Nella mail Veronica sottolinea, infatti, la presenza di "evidenti e pericolose" barriere architettoniche come marciapiedi rotti, sconnessi o privi di scivoli, attraversamenti pedonali inaccessibili con molteplici buche e, se presenti, con scivoli che presentano evidenti difformità e cedimenti strutturali, gradini e buche, che rendono impraticabile il passaggio a chi è in carrozzina, con disabilità motoria permanente o temporanea.
L'unico "scivolo" reale, in questo contesto di apatia istituzionale, "è il rischio di cadere a terra", ha commentato Veronica a Fanpage.it. "Potrei elencare una lunga serie di esempi distribuiti in ogni quartiere di Milano, di infrastrutture pubbliche non conformi alla normativa europea sull’accessibilità. Tuttavia, non basterebbe una lettera lunga un chilometro per documentare l’entità del disastro che le persone con disabilità devono affrontare ogni giorno". Un disastro che, secondo Veronica, è ormai diventato "sistemico, persistente e inaccettabile" in una città che, come cartellino da visita, parla di sé come di una metropoli europea, innovativa, sostenibile e inclusiva.
Tra i vari esempi segnalati da Veronica, il percorso pedonale dei marciapiedi di corso Lodi, che dimostra il grave problema legato alla viabilità pedonale meneghina: "Un sistema di tortura e di sofferenza fisica per i disabili perché totalmente disconnessa dalla realtà". Ma anche il parcheggio riservato ai disabili di Via Crema, angolo Viale Sabotino che, come si può osservare in foto, non permette la discesa della carrozzina dall'auto e non presenta uno scivolo che permetta di salire sul marciapiede. La stessa, qualche metro più avanti, si replica con un altro parcheggio che presenta le stesse barriere in Via Crema angolo Via San Rocco.

Una situazione "vergognosa", secondo la mamma, che impedisce alla figlia di vivere lo spazio pubblico in sicurezza e libertà costringendola, di fatto, a degli "pseudo arresti domiciliari". A fronte di tutto ciò, Veronica ha quindi chiesto al Comune di ricevere la documentazione che attesti l'effettiva destinazione dei fondi pubblici di cui ha parlato il Sindaco. In particolare quelli relativi all’accessibilità Urbana e alla mobilità e servizi per la disabilità tra cui lo stato di avanzamento del piano PEBA. Al momento, però, Veronica non ha ancora ricevuto nessuna risposta.
Barriere architettoniche a Milano, una storia di lunga data
Il problema delle barriere architettoniche a Milano non è nuovo alla città. Per far fronte al problema in passato sono già state avanzate numerose denunce e interrogazioni con l'obiettivo di migliorare l'attuale situazione cittadina e con l'idea di far diventare Milano una città modello da questo punto di vista.
Nella fattispecie e sulla base della segnalazione fatta lo scorso luglio della consigliera del Municipio 8, l'avvocata Anna Gesualdo, il Capogruppo di Forza Italia al Comune di Milano Luca Bernardo ha presentato in consiglio la questione delle barriere architettoniche. “Milano non è una città per tutti", aveva affermato il Capogruppo in tale occasione denunciando proprio la mancata attuazione del PEBA volto a garantire quell'accessibilità urbana che oggi manca ed è diventata "intollerabile" e che, secondo Veronica e Carlotta, di fatto annulla "il principio dell'uguaglianza e della dignità sociale" che dovrebbe essere invece garantito a ogni cittadina.