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Carabiniere uccide il suo comandante e si barrica in caserma: “Avevano appena festeggiato il suo rientro”

Avevano appena festeggiato il suo rientro: a dirlo è un vicino di casa del brigadiere che ieri sera ha ucciso il proprio comandante e si è asserragliato in caserma.
A cura di Ilaria Quattrone
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Doriano Furceri
Doriano Furceri

"Avevano fatto una festa qui in caserma per il suo rientro": a dirlo è uno dei vicini di Antonio Milia, il brigadiere che nella serata di ieri, giovedì 27 ottobre 2022, ha ucciso il suo comandante con tre colpi di pistola e ha asserragliato la caserma ad Asso (Como). Alle prime luci dell'alba di oggi, i colleghi del Gis (Gruppo intervento speciali) hanno preso d'assalto la struttura, arrestando l'uomo e liberando le persone presenti negli appartamenti ai piani superiori.

Le parole dei vicini

"L'ho visto più di qualche mese fa, mi era sembrato normalissimo", racconta ancora un vicino al quotidiano "Il Corriere della Sera". Restano ancora sconosciuti i motivi del suo gesto e anche la dinamica esatta. Stando al racconto di alcuni testimoni, sembrerebbe essersi udito prima uno sparo, le grida del ferito e poi ancora altri due spari. Nessuno avrebbe assistito alla scena, ma un militare avrebbe sentito tutto da poco lontano.

Il momento dell'assalto

Alcuni lo avrebbero sentito dire: "L'ho ammazzato". Dopo ore di trattative, i carabinieri hanno deciso di entrare in caserma: hanno fermato Milia, il quale sarebbe poi uscito zoppicando. Quando in Gis hanno fatto irruzione, Milia delirava e puntava la pistola contro tutti. Nell'assalto, un militare è rimasto ferito a una gamba in maniera lieve.

Sono stati anche liberate le persone presenti ai piani superiori della caserma: una carabiniera e poi le famiglie degli altri militari che vivevano negli alloggi di servizio. Nel pomeriggio del 28 ottobre dovrebbe essere interrogato dal pm di turno.

È stato poi trovato il corpo del comandante di stazione, il luogotenente Doriano Furceri che lascia tre figli. Per quanto riguarda invece il brigadiere, era ricoverato nel reparto di Psichiatria dell'Ospedale di San Fermo della Battaglia, in provincia di Como.

Era stato preso in cura a causa di alcuni problemi psicologici: era stato poi dimesso e aveva trascorso un periodo in convalescenza. Era poi stato riammesso in servizio dopo il giudizio di una Commissione Medico Ospedaliera, che altro non è che un ente sanitario esterno all'Arma. Per la sua riammissione, era stata consegnata una copiosa documentazione medico sanitaria.

Era rientrato in servizio da alcuni giorni.

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