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Cantiere di via Fauché a Milano, in tre a processo per abusi edilizi: “Non invocabile la buona fede”

Il direttore dei lavori, il costruttore e il titolare della società che ha commissionato i lavori sono stati rinviati a giudizio per abusi edilizi per il cantiere di via Fauché a Milano. Secondo l’accusa, avrebbero violato i limiti di altezza previsti dal Pgt e avrebbero agito con una semplice Scia per ristrutturazione.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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Sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di abuso edilizio i tre indagati per il cantiere del palazzo che avrebbe dovuto sorgere dentro un cortile in via Fauché a Milano. Secondo i procuratori Paolo Filippini e Marina Petruzzella, l'edificio avrebbe violato i limiti in altezza previsti dal Piano di governo del territorio del Comune e sarebbe stato autorizzato con una semplice Scia per "ristrutturazione edilizia” invece che “nuova costruzione".

La presidente della Decima sezione penale, Antonella Bertoja, ha respinto la richiesta della difesa di prosciogliere tutti nell’udienza pre-dibattimentale in quanto "non è invocabile la buona fede” dei costruttori che avrebbero dovuto "porre in essere tutte le possibilità per conformare l’azione alle regole che governano la materia". Il processo inizierà il prossimo 14 luglio.

Saranno Marco Colombo, in qualità di direttore dei lavori e progettista, Gaetano Rosi, in quanto costruttore, e Luigi D'Ambrosio, titolare del 50 per cento delle quote della società immobiliare Fauche' 9 srl a dover rispondere dell'accusa di abusi edilizi. Stando a quanto ricostruito nell'inchiesta, il cantiere è attivo nel cortile di via Fauché 9 dalla fine del 2022. Al posto di un laboratorio-deposito, avrebbe dovuto sorgere una palazzina di tre piani, di cui due fuori terra.

Secondo gli inquirenti, il progetto violerebbe i limiti in altezza "all’interno dei cortili” del Piano di governo del territorio del Comune di Milano e sarebbe stato autorizzato con una Scia come “ristrutturazione edilizia" nonostante la palazzina sia “priva” di qualsiasi “connessione” con l’edificio preesistente. Inoltre, all'origine del progetto ci sarebbe una perizia sbagliata del Tribunale che avrebbe indotto in errore gli uffici comunali, e per questo motivo nessun funzionario dell'Amministrazione comunale è coinvolta del procedimento giudiziario.

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