Candy chiude a Brugherio e diventa un hub logistico, un operaio: “Assemblare l’ultima lavatrice è stata un’emozione”

"Il turno di lunedì è stato difficile, abbiamo assemblato l'ultima lavatrice e provato sensazioni che non si possono spiegare. Adesso si apre una prospettiva nuova: non sarà facile, ma siamo convinti che con la trasformazione dello stabilimento in hub logistico ci sarà una rinascita". A parlare è Raimondo Riggio, da 35 anni operaio metalmeccanico per Candy, l'azienda che nel 1945 ha iniziato a produrre le prime lavatrici italiane e che nel 2018 è stata rilevata dalla multinazionale cinese Haier per 475 milioni di euro. A Brugherio (in provincia di Monza e della Brianza) c'era lo stabilimento dedicato proprio alla produzione delle lavatrici che ora, secondo il disegno dei nuovi proprietari, diventerà un hub logistico nel quale verranno anche realizzati pezzi di ricambio. "Siamo entrati in Candy quando ancora i pezzi si verniciavano", ha raccontato Riggio a Fanpage.it, "eravamo abituati a vedere le lavatrici passarci sopra la testa. Ma ora basta, è tutto fermo".
Com'è stato l'ultimo turno sulla catena di montaggio?
È stato difficile. La catena di montaggio non ci mancherà perché sicuramente andremo a fare un lavoro migliore, però abbiamo provato sensazioni che non si possono spiegare. In tanti si sono commossi, io sono rimasto un po' senza parole. Ci sono persone che sono entrate da ragazzi e ora vanno in pensione. È stata una giornata molto impegnativa, dal punto di vista dell'umore. Abbiamo prodotto l'ultima lavatrice e chiuso la linea di montaggio dopo tanti anni.
Da quanto tempo lavorava per Candy?
Sono stato in Candy per 35 anni. Per i primi 17 anni ho lavorato nello stabilimento Bessel di Santa Maria Hoè (Lecco) che era controllato da Candy, poi sono dovuto andare via per problemi logistici, e proprio poco prima che chiudesse, e sono arrivato a Brugherio. Anche mio padre lavorava per Candy. Possiamo dire che in questa azienda ci sono passate generazioni di lavoratori e abbiamo avuto modo di vedere da vicino la sua storia.
Qual era il suo ruolo nella catena di produzione?
Lavoravo soprattutto nella parte iniziale della linea di montaggio, dove si lavora la vasca e dove vengono aggiunti i contrappesi e il motore. Ma mi è capitato di lavorare anche in altri reparti. Nei primi tempi, quando avevamo nove linee di montaggio, producevamo 42 pezzi ogni ora. Poi siamo passati a 46 e pochi anni fa, appena Haier ha rilevato l'azienda, ci hanno chiesto anche 110 pezzi all'ora. La situazione era diventata pesante dal punto di vista fisico, ma anche psicologico. Ci dicevano che per essere competitivi dovevamo produrre di più, altrimenti saremmo stati tagliati fuori dal mercato.
Cosa succederà ora allo stabilimento di Brugherio?
Possiamo dire che si apre una prospettiva nuova. In questi anni la situazione è stata complicata e non si risolverà certo in pochi giorni, però siamo convinti che ci sarà una rinascita con la trasformazione dello stabilimento in un hub logistico. Negli ultimi anni anche i dirigenti hanno capito che forse è meglio produrre qualche macchina in meno ma rendere la vita di chi lavora in fabbrica più dignitosa, e non ci sarà più la linea di assemblaggio della lavatrice. Continueremo ad assemblare le vasche, ma andranno a finire su altri mercati. Ci occuperemo soprattutto di rigenerare gli elettrodomestici che hanno qualche problema e l'azienda ha fatto sapere che garantirà il posto ad almeno 110 persone.
Avete mai pensato di andare via?
La crisi del settore industriale ha portato via la produzione dall'Italia anno dopo anno. Con gli ammortizzatori sociali hanno provato ad attenuare l'impatto e molti sono andati via approfittando delle importanti buone uscite proposte dall'azienda. Però chi è rimasto fino ad ora difficilmente deciderà di lasciare il proprio posto di lavoro. La maggior parte dei lavoratori hanno tra i 45 e i 50 anni: sono troppo avanti con l'età per trovare un altro posto e troppo giovani per andare in pensione. Da quando l'azienda a gennaio ci ha illustrato il nuovo progetto, siamo tutti un po' rincuorati. Ci saranno nuove ricadute, ma c'è ottimismo per il percorso che inizierà.
E quando inizierà?
Il 30 giugno abbiamo assemblato l'ultima lavatrice e ora per qualche giorno rimarrà tutto fermo. L'azienda dovrà fare dei lavori all'interno dello stabilimento, come togliere tutto quello che non servirà più e implementare nuovi magazzini. La struttura dovrebbe tornare a funzionare a pieno regime dalla primavera del prossimo anno. Fino ad allora, lavoreranno circa 50 persone al giorno.
E tutti gli altri?
L'azienda ha deciso di sfruttare il contratto di solidarietà. Questo garantisce un minimo di ore di lavoro a tutti, pari al 20 per cento, in modo tale da preservare i posti e avere uno stipendio dignitoso alla fine del mese. Ed evitare la cassa integrazione.