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Brescia, padre di 4 figli morto tre giorni dopo un’operazione al cuore: 10 medici indagati

Presunto caso di malasanità a Brescia: dieci medici degli Spedali civili risultano indagati dalla procura per la morte di un uomo di 64 anni, deceduto nel 2015 tre giorni dopo essersi sottoposto a un intervento chirurgico al cuore. La vittima, padre di quattro figli, venne operata con una tecnica sperimentale che secondo la procura non era adatta alle sue condizioni fisiche.
A cura di Francesco Loiacono
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(Immagine di repertorio)
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Dieci medici degli Spedali civili di Brescia sono indagati per la morte di un uomo, operato al cuore nel 2015 e deceduto tre giorni dopo l'intervento. A riportare la notizia la testata locale "Il Giornale di Brescia", che ricostruisce il presunto caso di malasanità sul quale indaga la magistratura bresciana. La vittima è un uomo di origini senegalesi, padre di quattro figli, che viveva nella Bassa bresciana. Nel 2015 si era sottoposto a un delicato intervento al cuore nel reparto di Cardiochirurgia: un'aneurismectomia del ventricolo sinistro, operazione che consiste nella rimozione dell'aneurisma e nella ricostruzione del ventricolo.

I medici usarono una tecnica sperimentale che secondo la procura non era adatta

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, i medici avevano deciso di utilizzare sull'uomo una tecnica sperimentale, conosciuta come Bioventrix, che però secondo la procura non sarebbe stata indicata per le caratteristiche fisiche del paziente e anzi era addirittura pericolosa per il padre di famiglia. A posteriori avevano sicuramente ragione: l'uomo, purtroppo, non si riprese mai dall'operazione e dopo l'intervento venne ricoverato nel reparto di Terapia intensiva dove morì tre giorni dopo essere finito sotto i ferri.

Per gli inquirenti i medici avrebbero agito con imperizia, imprudenza e negligenza

La procura di Brescia a seguito di quel decesso ha aperto un'inchiesta ipotizzando responsabilità colpose per tutti i medici che presero in cura il 64enne, da chi ne diagnosticò l'anomalia al cuore a chi lo assistette in rianimazione. La procura ipotizza che i medici agirono con imprudenza, negligenza e con scarsa perizia: inoltre al 64enne non venne mai prospettato il motivo dell'utilizzo della tecnica sperimentale al posto di quella normalmente seguita in casi come il suo.

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