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Simba La Rue e Baby Touche, le news sulla faida

Baby Gang e Simba La Rue, i trapper scelgono il rito abbreviato per la sparatoria in corso Como

Si terrà a porte chiuse, con eventuale sconto di pena per gli imputati, il processo che coinvolge i trapper milanesi Simba La Rue (ovvero Mohamed Lamine Saida) e Baby Gang (al secolo Zaccaria Mouhib), e che vede al centro la sparatoria avvenuta tra il 2 e il 3 luglio in zona corso Como a Milano.
A cura di Francesca Del Boca
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Si terrà a porte chiuse, con eventuale sconto di pena per gli imputati, il processo che coinvolge i trapper milanesi Simba La Rue (ovvero Mohamed Lamine Saida) e Baby Gang (al secolo Zaccaria Mouhib), e che vede al centro la sparatoria avvenuta tra il 2 e il 3 luglio in zona corso Como a Milano. I due, insieme ad altri sei imputati, dopo il cambio delle imputazioni da lesioni a lesioni gravi dovuto alla testimonianza in aula di una delle due vittime, saranno giudicati infatti mediante rito abbreviato.

Il pm Francesca Crupi, titolare della più ampia inchiesta condotta da polizia e carabinieri con al centro le violenze e una faida tra gruppi di rapper, aveva chiesto il processo ordinario nei mesi scorsi per gli imputati arrestati lo scorso ottobre: le accuse contestate, a vario titolo, sono di rissa, rapina, lesioni e porto abusivo di arma da sparo.

La sparatoria in corso Como

Risale alla notte fra il 2 e il 3 luglio del 2022 l'aggressione a colpi di arma da fuoco avvenuta in via in via di Tocqueville, davanti a una delle discoteche della movida milanese e a pochi passi da corso Como. A fronteggiarsi sono da un lato ci sono Baby Gang (Zaccaria Mouhib) e Simba La Rue (Mohamed Lamine Saida), e dall'altro una banda rivale composta da cittadini senegalesi. I due condividono lo stesso manager, Malippa (Mounir Chakib), anche lui presente sulla scena e ugualmente raggiunto dal provvedimento giudiziario. "Arriverà tutto, abbiamo rischiato troppo… Io sono già dentro", dirà il manager proprio il giorno dopo l'aggressione, intercettato dagli inquirenti.

La lettera di Baby Gang

"Una notte di follia, ho avuto una reazione esagerata perché ero completamente ubriaco”, l'aveva riassunta Baby Gang in una lettera dal carcere al giudice, che aveva respinto la richiesta di domiciliari per "affrontare i problemi relativi all'abuso di sostanze": il consumo di cannabis, alcol e droghe, in questo caso, secondo il gip sarebbe stato da inquadrare all'interno di uno "stile di vita", una "moda", e non certo "una dipendenza".

"Ho iniziato a bere da ragazzino, e fumo hashish tutti i giorni", scrive il giovane. "Mi sento in colpa per quello che è successo… Non ci sono giustificazioni per girare armato. Ma la musica è la mia ancora di salvezza". Un talento che l'ha portato al successo nazionale, e alle collaborazioni con nomi importanti della scena nostrana. "E oggi io ho davvero paura di perdere l’unica fortuna che ho avuto nella vita".

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