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Archiviata l’accusa di finanziamento illecito per 31mila euro per Lara Comi e Marco Bonometti

È stata archiviata l’accusa di finanziamenti illeciti per 31mila euro nei confronti dell’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi e il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti. A stabilirlo è stato il giudice per le indagini preliminari di Milano. Per Comi continua invece l’udienza preliminare per le accuse di truffa ai danni del parlamento europeo, corruzione e false fatture.
A cura di Ilaria Quattrone
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È stata archiviata l'accusa di finanziamento illecito per 31mila euro all'ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi e all'imprenditore titolare della Omr Holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. A stabilirlo è stato il giudice per le indagini preliminari di Milano mentre a renderlo noto è stato l'avvocato difensore di Comi, Gian Piero Biancolella. L'inchiesta aveva sconvolto la politica lombarda e messo in luce un sistema di tangenti tra politici e imprenditori.

L'accusa nei confronti dell'ex europarlamantare

L'accusa nei confronti dell'ex europarlamentare era di aver ricevuto dei finanziamenti illeciti disposti dal presidente Bonometti: "Ha appreso con soddisfazione – si legge in una nota stampa – che l'accusa è stata archiviata". Durante l'udienza, il legale ha illustrato i motivi e i documenti che sostenevano la sentenza di non luogo a procedere: "Le molteplici contraddizioni intrinseche – continua il comunicato – si rivengono nelle dichiarazioni di chi l'ha accusata, contrastate anche da documenti".

Ancora in corso udienza per le accuse di corruzione, truffa e false fatture

È invece in corso l'udienza preliminare nei confronti di Comi per le accuse di corruzione, truffa al Parlamento europeo e false fatture nell'inchiesta del Tribunale di Milano denominata "Mensa dei poveri". Nell'indagine sono imputate oltre cento persone. La procura, nei mesi scorsi, aveva infatti chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di molti indagati, tra i quali configurava anche l'ex europarlamentare. L'inchiesta è partita nel 2018 e allora la politica era stata sottoposta agli arresti domiciliari. Misura cautelare che poi era stata revocata. Dopo essere finita al centro dell'indagini, Comi aveva deciso di dimettersi dal suo incarico. Fin dall'inizio ha ripetuto di essere "innocente".

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