Accusati di violenza sessuale di gruppo in un motel di Cornaredo, confermata l’assoluzione per 3 giovani

La Corte d'Appello di Milano ha confermato la sentenza di assoluzione di primo grado nei confronti di tre giovani finiti a processo con l'accusa di violenza sessuale di gruppo. Secondo la ricostruzione della Procura, nel maggio del 2022 avrebbero abusato per quasi 12 ore di una 23enne conosciuta in una discoteca di corso Como a Milano e poi portata in una stanza di un motel di Cornaredo. Per i giudici, che hanno accolto la linea difensiva presentata dall'avvocato Amedeo Rizza, non ci sarebbe stata alcuna violenza sottolineando che, nel corso del procedimento, erano emersi "seri dubbi sull'attendibilità della persona offesa".
I tre ragazzi, di origine albanese, erano stati arrestati il 12 novembre del 2022 con l'accusa di violenza sessuale di gruppo. A denunciarli era stata una ragazza di 23 anni, originaria di Haiti, che sosteneva di essere stata violentata da loro per 12 ore. Il presunto stupro si sarebbe consumato il 3 maggio di quello stesso anno in una stanza di motel di Cornaredo (nella Città Metropolitana di Milano) dopo che li aveva conosciuti in una discoteca di corso Como, nella movida milanese. Finiti in carcere, i tre erano stati rimessi in libertà con un ricorso al Tribunale del Riesame.
L'11 novembre 2024 il Tribunale di Milano li aveva assolti, con formula piena. Nelle motivazioni, i giudici della Nona Sezione penale, presieduta da Marco Di Mauro, avevano scritto che nel corso del procedimento erano emersi "seri dubbi sull'attendibilità della persona offesa", che avrebbe avuto "ragioni di astio" e un "interesse" economico per denunciare i tre ragazzi. La Procura, che aveva chiesto condanne a 13, 9 e 8 anni e mezzo di reclusione, aveva presentato ricorso contro la sentenza.
Oggi, mercoledì 17 dicembre, la Corte d'Appello di Milano ha invece confermato l'assoluzione per i tre. L'avvocato Rizza, che difende i giovani, supportato da con consulenze medico legali e scientifiche, aveva sempre sostenuto che non si era trattata di violenza, che la giovane fosse consenziente e che avesse denunciato dopo non aver ottenuto un pagamento pattuito.