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A 26 anni un albero gli cade addosso a Milano: resta invalido a vita, ma nessuno vuole risarcirlo

Un ragazzo è diventato disabile dopo che un albero gli è caduto addosso durante un nubifragio. A chi spettava la potatura dei rami? Le istituzioni si rimpallano le responsabilità e lui resta senza risarcimento.
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È un calvario sanitario e legale quello della famiglia Calandra, iniziato il 7 settembre 2022, quando il figlio di Giuseppe che chiameremo Antonio, all'epoca 26enne, viene colpito da un ramo caduto per un nubifragio: Antonio finisce in coma e resta invalido dopo un lungo anno in ospedale.

L'iter giudiziario, per capire a chi toccasse la manutenzione del ramo caduto, finisce con lo scaricabarile tra gli enti coinvolti, dal comune di San Donato all'Anas, passando per la Città metropolitana di Milano, che declinano la loro responsabilità.

La dinamica dell'incidente

Il 7 settembre 2022 Antonio sta andando al lavoro. Si sveglia alle cinque, come tutte le mattine, per preparare i bancali in un supermercato. A San Donato c'è un nubifragio e un ramo si stacca occupando parte della carreggiata: Antonio ci passa sopra, evita il peggio ma la macchina non riparte.

Chiama casa e avvisa la mamma, poi avvisa i carabinieri per segnalare l'oggetto ingombrante in strada.

Poco dopo passa un furgoncino che colpisce il ramo: attivato come una frusta il ramo colpisce Antonio che viene sbalzato lontano dieci metri. Il papà Giuseppe sta andando a raggiungerlo ma non lo trova: vede allora l'ambulanza e i sanitari che sono già impegnati su suo figlio. "Lì inizia il calvario", racconta a Fanpage.it

"Mio figlio in coma per quindici giorni"

Antonio finisce in coma per giorni. La procura di Milano apre un'inchiesta per accertare le responsabilità: chi doveva potare gli alberi? Parte quindi uno scaricabarile di responsabilità tra diversi enti, dall'Anas al comune di San Donato, passando per la città metropolitana di Milano, con uno stallo che porta lo stesso pm a chiedere l'archiviazione del caso, a cui i legali della famiglia Calandra si oppongono.

L'archiviazione del caso potrebbe avere conseguenze anche sull'eventuale risarcimento in sede civile perché gli elementi raccolti nelle indagini sono importantissimi per stabilire le responsabilità ma le indagini, sostengono i legali della famiglia Calandra, sono risultate carenti ed incomplete.

A favorire l'archiviazione è un difetto di querela perché, con la riforma dell'ex ministro della Giustizia Cartabia, bisognava procedere con la querela della parte offesa: Antonio era però in coma, mentre suo padre non era ancora stato nominato "curatore speciale" di Antonio.

Per il momento però nessun risarcimento per il ragazzo diventato invalido e con crisi epilettiche continue. Non bastasse, il livello di invalidità di Antonio, certifica l'Inail, non è sufficiente per accedere all'assistenza di cui necessità: "Mio figlio oggi non ha nessun servizio, sta a casa, è una cosa indegna quella che stiamo passando noi", conclude amaro Calandra.

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