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Metodo Stamina, costosi trattamenti in Georgia: nuove denunce contro Vannoni

Dopo lo stop al metodo Stamina anche in Georgia, nell’inchiesta di Torino sono confluite numerose denunce da parte dei malati italiani invitati ad andare a Tbilisi per sottoporsi a cestosissimi trattamenti.
A cura di Antonio Palma
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Dopo lo stop al metodo Stamina in Italia, Davide Vannoni continuava a praticare le infusioni di presunte cellule staminali all'estero e avrebbe invitato molto suoi ex pazienti italiani a raggiungerlo in Georgia per sottoporsi ai suoi trattamenti, ovviamente dietro pagamento di un cospicuo compenso.  È quanto descrivono le nuove denunce presentate da molti malati italiani alla procura di Torino che da settembre ha aperto un fascicolo sul caso delle sperimentazioni all’estero considerate illegali. Le nuove denunce fanno seguito allo stop dell’attività di Stamina decretata dal governo georgiano e aggravano ulteriormente la posizione di Davide Vannoni, il fondatore di Stamina che per lungo tempo aveva dato speranze a migliaia di persone colpite da malattie degenerative, come la Sla e il morbo di Parkinson.

Molti dei malati infatti ora denunciano di essere stati truffati per aver subito terapie costosissime in Georgia senza alcun miglioramento e con notevole dispendio di denaro. Tutti avrebbero riferito di aver pagato cifre che oscillano tra i dieci e i ventimila euro per un ciclo di trattamenti in una clinica di Tbilisi, oltre ad aver sostenuto i costi dei viaggi e i pernottamenti dei familiari accompagnatori in alberghi della zona. In particolare si parla di diciottomila euro per tre infusioni, 27mila euro per cinque trattamenti. In molti si erano fatti conquistare da quest'ultima possibilità spendendo i risparmi di una vita pur di provare a migliorare la propria condizione di salute.

Tutto questo dopo che Vannoni era stato condannato in Italia per "somministrazione di sostanze nocive" e aveva patteggiato una pena di un anno e dieci e mesi di reclusione con il divieto di operare nel nostro Paese.  La procura di Torino aveva aperto un fascicolo senza indagati contestando il fatto che le persone venivano “adescate” in Italia, ora dopo le numerose denunce Vannoni rischia un nuovo processo. "Se uno va ad Amsterdam e apre un coffee shop, può farlo. Vannoni nei paesi in cui era permesso poteva fare ciò che voleva con le staminali" ribatte però il suo avvocato.

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