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Metodo Stamina: chiesto rinvio a giudizio per Davide Vannoni

Stessa richiesta del pm Guariniello per altre 12 persone. L’udienza preliminare a novembre. Fra le accuse c’è l’associazione per delinquere.
A cura di Biagio Chiariello
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Il pm di Torino Raffaele Guariniello ha chiesto il rinvio a giudizio di Davide Vannoni e di altre 12 persone per il caso Stamina. L'udienza preliminare si aprirà il 4 novembre. Fra le accuse c'è l'associazione per delinquere. Stralciata la posizione di altre sette persone, di cui la procura sta ancora valutando le posizioni. Fra le persone per le quali è stato richiesto il rinvio a giudizio ci sono Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation, Gianfranco Merizzi, presidente dell'associazione farmaceutica Medestea, la biologa Erica Molino e Carlo Tomino, componente dell'Aifa (Agenzia Italiana per il Farmaco). Lo scorso aprile la procura di Torino aveva chiuso le indagini. Dalle carte dell'inchiesta erano emersi dati preoccupanti. "Pericolosa" e "scadente": così nei verbali dello scorso anno il tavolo tecnico composto da Nas, Istituto Superiore di Sanità, Centro Nazionale Trapianti e Agenzia del Farmaco (Aifa) aveva giudicato la tecnica Stamina. "Non esiste – riporta il verbale – documentata efficacia del metodo Stamina Foundation". E' anzi "preoccupante la pratica di utilizzare cellule provenienti da un paziente e infuse in un altro paziente".

Le indagini sul metodo Stamina

Sotto analisi erano finiti i laboratori "negli scantinati" o "nascosti a San Marino nel palese intento di sfuggire ai controlli istituzionali previsti in Italia". L’ipotesi che ha preso piede è stata quella dell’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, somministrazione di medicinali guasti in modo pericoloso per la salute, esercizio abusivo della professione medica. I pazienti sottoposti alle cure compassionevoli tra il 2007 e il 2009, secondo l’accusa avrebbero versato cifre dai 30mila ai 50mila euro a Stamina Foundation Onlus. C'è da dire che Vannoni è anche imputato in un altro processo a Torino con l’accusa di tentata truffa ai danni della Regione Piemonte che prima aveva autorizzato e poi bloccato un finanziamento a un’altra sua società (Medicina rigenerativa) di 500mila euro sempre per la ricerca sulle staminali.

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