20 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Medici, ora si cambia: un anno in meno di specializzazione e più borse di studio

Già a partire da questo anno accademico i neo-camici bianchi potrebbero vedere accorciato di un anno il loro percorso nelle scuole di specializzazione. Un risparmio che potrebbe servire per aumentare anche il numero delle borse di studio.
A cura di Biagio Chiariello
20 CONDIVISIONI
Immagine

Un anno in meno di specializzazione. È questa la principale novità del decreto di riforma delle specializzazioni mediche, in dirittura d’arrivo dopo il via libera del Consiglio superiore di sanità (Css). E’ stato Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale, nonché presidente della V sezione del Css, a spiegare i cambiamenti alle porte per la formazione dei giovani medici “Il Consiglio – spiega – ha espresso parere favorevole al decreto di riordino ed ora è attesa, a giorni, la firma da parte dei ministri dell’Università e della Salute”. L’obiettivo è tagliare sensibilmente i costi delle scuole di specializzazione (che sono coperte da borse di studio). I risparmi che si otterranno dalla riforma, rileva Lenzi “serviranno anche ad aumentare il numero delle borse per le scuole di specializzazione, oggi circa 5 mila a fronte di circa 10 mila laureati in Medicina l’anno”.

"Con i risparmi più borse per gli specializzandi”

Il risparmio porterà all’accorpamento di alcune scuole, due delle quali verranno totalmente eliminate (“Medicina aerospaziale” e “Neurofisiopatologia”). Le scuole saranno 50, mentre prima erano 57, delle quali a 30 di queste scuole verrà tolto un anno. Per fare degli esempi concreti possiamo prendere in considerazione il caso di un chirurgo che non dovrà completare un ciclo di 6 anni, ma soltanto 5. Oppure lo psichiatra non farà più 5 anni di scuola, ma soltanto 4. Alla fine di questi anni sarà effettuato un esame nazionale in cui sarà vagliata la qualità con il conferimento di un vero e proprio certificato. Gli specializzandi adesso potranno fare pratica, non solo nei Policlinici universitari come hanno fatto fino ad oggi, ma anche negli ospedali del territorio, all’interno di specifiche convenzioni e con meccanismi di accreditamento rigorosi. La proposta per adesso ha ottenuto pareri contrapposti: al giudizio “parzialmente positivo” da parte del maggiore dei sindacati medici, l’Anaao, si contrappone quello di presidi e docenti di diverse Facoltà di Medicina, da Pavia a Napoli: il rischio paventato è quello di uno abbassamento della qualità dei futuri medici. Dice Gabriella Fabbrocini, docente all’Università Federico II di Napoli: “Va evitato il rischio che la formazione venga fatta solo, o nella gran parte, negli ospedali con l’obiettivo di andare a coprire i buchi di personale. Lo specializzando non può essere cioè il surrogato per le carenze di personale nelle Asl”.

20 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views