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Massacrata e bruciata viva: 16 anni per l’assassino di Lamiae

Il 6 ottobre 2016 Lamiae Chriqi, 28enne, marocchina fu trovata massacrata e carbonizzata in un appartamento della provincia di Pistoia. Dopo averla percossa con spaventosa ferocia (la vittima aveva un dito amputato) Afzal Hussein, il 30enne pakistano amico del marito le aveva dato fuoco.
A cura di Angela Marino
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Sedici anni di carcere è la condanna chiesta dal pm per Afzal Hussein, il 30enne migrante pakistano che il 6 ottobre 2016 diede fuoco e guardò bruciare viva Lamiae Chriqi, 28enne, marocchina. La richiesta è stata formulata Giuseppe Grieco, di fronte al Gup del tribunale di Pistoia. L'accusato ha chiesto di essere processato con rito abbreviato per poter usufruire di uno sconto di un terzo della pena che, unito alle attenuanti generiche concesse per la confessione che ha portato alla richiesta di 16 anni, nonostante le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà.

Afzal stava scappando dalle avances del pakistano ospite di un centro di accoglienza a Pistoia. La donna si era rifugiata nella propria casa dove l'aggressore è riuscito a raggiungerla, spingendola in bagno. Lì, secondo la ricostruzione dell'accusa il 30enne l'avrebbe costretta per impedirle di scappare mentre dava fuoco alla casa con una bombola di gas. Fu lo stesso Hussein a dare l'allarme e ad avvertire il marito della donna, per crearsi un alibi. L'uomo racconto al marito della vittima, Jamal Mouttadakil, suo amico, di aver provato a salvare la giovane e di non esserci riuscito.

Dopo i primi accertamenti fu chiaro agli inquirenti il ruolo avuto in realtà, nel terribile incendio che uccise Lamiae e distrusse l'abitazione della coppia, un appartamento di 50 metri quadri a Sammommè. Sul corpo di Lamiae vennero riscontrati gravi segni di violenza, l'autopsia riportò la presenza di una falange amputata, zigomo rotto, ed evidenti lesioni sugli avambracci. Il pakistano confessò 48 ore dopo il delitto. Impossibile determinare cosa abbia fatto scattare la furia omicida e distruttrice di Hussein, accolto in casa dai Mouttadakil come un fratelloche intanto aspetta la sentenza è prevista per il prossimo 16 novembre.

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