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Marco, 49 anni, malato di Sla: “Anche io ho diritto a fare sesso”

“In Italia questo piacere ci è negato, è un argomento tabù”. La battaglia di Marco Pedde, barista nuorese che dal 201 convive con la sclerosi laterale amiotrofica. “Il diritto alla sessualità mi viene negato”.
A cura di Biagio Chiariello
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 Sono ormai sette anni che Marco Pedde, barista nuorese di 49 anni, convive con la sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Nonostante il suo fisico sia intrappolato nella gabbia della malattia, l’uomo è riuscito a vivere una esistenza dignitoso: tra le altre cose, non si è precluso i viaggi verso Sassari dove ama vedere giocare la Dinamo basket, assistito da un'equipe di amici specializzati nella rianimazione. C'è un diritto, però, che è viene negato: quello alla sessualità. Ed è per questo che inizia la sua battaglia. "In Italia nonostante la convenzione dell'Onu per i diritti dei disabili alla sessualità, di cui il nostro Paese è firmatario, la legge non è stata ancora applicata", ha spiegato all'ANSA Marco, denunciando un profondo disagio che, sottolinea, "aumenta la mia disabilità".
"In Italia a differenza di altri Paesi questo è un argomento tabù. Per me non lo è: ne parlo con le mie amiche, con le mie sei sorelle, con la mia anziana madre, con mio figlio di 12 anni, tutti appoggiano la mia battaglia. Il bisogno sessuale – argomenta Marco – deve essere messo alla stregua di qualsiasi altro bisogno per un disabile. Poter accedere al ‘piacere' fa bene alla mente, ma è indispensabile la figura dell'assistente sessuale: la sessualità non deve essere circoscritta alle mere attività sessuali, ma include l'erotismo, la sensualità e la dimensione affettiva che comporta l'esperienza del contatto fisico. In Italia ci sono persone formate per questo, ma le Asl non assumono le professioniste – racconta ancora – Altri malati come me stanno facendo la battaglia e lo facciamo anche per tutte quelle persone che per motivi diversi non sollevano la voce ma sentono l'esigenza di vedersi riconosciuto questo diritto"

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