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Renzi chiude la Leopolda: “Mai più larghe intese”

L’intervento conclusivo di Matteo Renzi alla Leopolda, con le quattro priorità da affrontare: Italia, lavoro, Europa e scuola. E con un impegno: “Mai più larghe intese”.
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Ore 13:10 – Si chiude l'intervento di Renzi con una sfida: vincere le primarie e ritrovarsi alla Leopolda per "costruire il Paese che abbiamo in mente".

Ore 12:10 – Comincia l'intervento di Matteo Renzi, con le due sale della Leopolda letteralmente gremite da centinaia di persone e una folla anche all'esterno dell'edificio. Un successo probabilmente atteso (occorrerà attendere un po' per le valutazioni politiche), che secondo lo staff del Sindaco di Firenze "vale quanto quello della discussione di venerdì e del valore degli interventi di sabato". Intanto Renzi abbandona la scrivania e comincia il suo discorso sulle note di Jovanotti, anticipato da un lungo applauso di incitamento.

Il primo boato arriva dopo pochi minuti, quando Renzi attacca: "Il problema non è se ci sono le bandiere del Pd qui, il problema è che non ci sono le croci sulla scheda elettorale sul simbolo del Pd".

Poi la parte più attesa dell'intervento, la parte più strettamente politica: "Il nostro obiettivo non è quello di misurarci continuamente in una competizione elettorale. Dobbiamo misurarci su fatti concreti ed è inutile continuare a prenderci in giro con la parola riforme. Invece della Commissione dei saggi propongo la "commissione dei bischeri" che verifichi se c'è la volontà di fare cose semplici: via il bicameralismo perfetto, ad esempio. Poi la riforma del titolo V che è stata un nostro errore del passato, perché porta ad un eccesso di complicazioni per le Regioni. E subito via le province, basta. Poi sulla legge elettorale dobbiamo smetterla di parlare di Porcellum e Porcellinum. Quella che funziona è quella dei Sindaci, dove se uno non lavora bene va a casa, ce lo mandano i cittadini. Servono 3 caratteristiche verificabili: devi sapere subito chi ha vinto dopo il voto. Ma chi vince deve avere la garanzia di governare. E infine, chi governa per 5 anni deve essere responsabile. Mai più larghe intese, mai più giochini alle spalle della gente. Ultimo punto, la riforma della giustizia, come mostra la storia di Silvio…Scaglia, il patron di Fastweb".

Poi la discussione vira sul concetto e sul senso di Europa e sul ruolo che le istituzioni europee devono giocare negli equilibri internazionali. Renzi è chiaro: "Smettiamola di parlare solo di vincoli e trattati. Parliamo di progetti, di politiche sociali, anche di immigrazione. L'Europa non può fare solo appelli. Io ad esempio sono contro la Bossi – Fini, ma l'Europa non può non interessarsi del dramma del Mediterraneo".

Il tema del lavoro merita un capitolo a parte: "Per me si è di sinistra se si aiuta a creare posti di lavoro, non  solo se si difendono. Chiediamoci perché i disoccupati non ci votano più e capiamo che non stiamo dando la sensazione di voler cambiare le cose. Cominciamo invece a cambiare la formazione professionale, il codice legislativo legato al lavoro, semplifichiamo gli articoli, traduciamoli in inglese".

Altro ambito di intervento è quello della scuola e dell'educazione: "Noi crediamo nella necessità di ripartire dagli asili, dalle scuole, ma anche dagli insegnanti. Perché in tanti anni nessuno ha mai detto che noi crediamo in loro, nella loro capacità di formare i nostri figli. Anche in tal senso dobbiamo necessariamente restare al passo con i tempi, contestando chi ci accusa di un eccesso di semplicità e spiegando loro che la vera rivoluzione è quella della semplicità".

Poi si passa al dato politico, sull'idea di partito che Renzi ha in mente e che necessariamente deve fare a meno delle correnti. Il Sindaco è chiaro: "La prima da rottamare è la corrente dei renziani e pure quella fra renziani della prima, seconda e terza ora è distinzione ridicola: ma come, vogliamo fare una cosa nuova e ci mettiamo steccati interni? Noi invece dobbiamo avere la certezza di non essere indispensabili, ma persone fra le altre che danno il loro contributo".

Ore 11:45 – Si va spediti verso il momento clou con l'intervento di Matteo Renzi. Dopo l'applauditissimo intervento di Pif, è la volta di Graziano Delrio, il ministro "renziano" e, per citare il Sindaco di Firenze, "punto di riferimento della nostra comunità". Un intervento lungo ed interrotto più volte dagli applausi:

Ai nostri microfoni, pochi minuti prima, lo stesso Delrio aveva ribadito il suo giudizio sul Governo:

Ore 11:30 – Sul palco della Leopolda sale l'ex Iena Pif, presentato da Renzi come "un amico della manifestazione fin dalla prima edizione". Pif parte dalla candidatura di Rosy Bindi in Calabria e dalla sua ammissione di "non sapere nulla di mafia", per arrivare alla sua elezione alla Presidenza della Commissione Antimafia. Poi una lunga dissertazione sulla storia degli omicidi di mafia e sul caso Falcone per chiosare, tra gli applausi della platea, con un sibillino: "Per sconfiggere la mafia bisogna essere efficienti e competenti". Infine la bordata: "Ma cosa c'entra il Partito Democratico con uno come Crisafulli? Questa gente qui il Pd deve prenderla a calci in culo". Ovazione dalla sala e applausi convinti di Renzi.

Ore 11:10 – Mentre Delrio conferma ai giornalisti il suo sostegno a Renzi (del resto è uno dei fedelissimi dell'ex rottamatore e in occasioni del genere conviene ricordarlo un po' a tutti…), Franceschini preferisce non commentare: "Oggi taccio", anticipa ai nostri microfoni, prima di ricevere il saluto dal palco di Renzi ed un timidissimo applauso dalla platea.

Ore 10:40 – Entrambe le sale della Leopolda piene e organizzazione costretta a posizionare casse acustiche anche all'esterno dell'edificio che ospita la kermesse. Un successo che è andato ben oltre le previsioni, mentre continua la passerella dei membri del Governo. Dopo Delrio, ancora sul palco con Renzi ma per il momento senza intervenire, è la volta di Dario Franceschini, già candidato alla segreteria (poi sostenitore di Bersani), che a quanto si apprende in questi minuti ha scelto di non intervenire direttamente nel dibattito.

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Ore 10:30 – Un breve momento di tensione nei pressi del palco, con un contestatore che ha cercato di raggiungere Matteo Renzi urlando slogan al suo indirizzo prima di essere raggiunto dalla security che lo ha accompagnato all'esterno. Renzi ha stemperato: "Ringraziamo anche lui".

Ore 10:15 – Sul palco si alternano imprenditori, professori, mamme e disoccupati, mentre nel retro cominciano ad arrivare i "politici politici", che in larga parte hanno scelto di presenziare solo all'incoronazione di Renzi, saltando a piè pari dibattito ed interventi di ieri. Anche in questo caso la prima domanda tra i fedelissimi del Sindaco di Firenze è: ma da che parte stavano quando lo scorso anno si è scelto di affidare il partito nelle mani di Bersani? La platea invece semplicemente tende ad ignorarli e tributo un lungo applauso solo al ministro Delrio, scortato sul palco proprio da Matteo Renzi.

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Ore 9:40 – Si parte con un po' di ritardo e con qualche numero della giornata di ieri: 17mila contatti streaming sulla diretta, 50mila contatti sul sito ufficiale e qualche nota dolente dalla raccolta fondi che non ha soddisfatto le aspettative (e siamo certi che Renzi lo farà notare con la stessa schiettezza di ieri). Lui, il Sindaco di Firenze, ancora non è arrivato, ma la sala è già quasi piena e i relatori cominciano ad avvicendarsi sul palco. Quattro minuti a testa, come sempre.

Dopo i cento tavoli di discussione partecipativa (e deliberativa) della prima giornata e dopo le decine di interventi a ritmo serrato della seconda, la Leopolda 2013 celebra il suo terzo e conclusivo atto. Il più atteso, quello dell'intervento di Matteo Renzi, il mattatore di questa edizione e, solo ad attenersi ai sondaggi e alle impressioni, il favorito per la competizione elettorale dell'otto dicembre che determinerà chi sarà il successore di Guglielmo Epifani alla guida del Partito Democratico. Lui, "Matteo", parlerà alle 12 e lancerà lo sprint finale della campagna per le primarie.

Un Renzi che peraltro può dirsi pienamente soddisfatto dell'evoluzione del percorso che lo ha portato all'edizione 2013 della Leopolda, che ha visto la convergenza sulla sua candidatura di numerosissimi ex bersaniani convinti e di una parte decisamente rilevante dello zoccolo duro del partito. E. dulcis in fundo, un riconoscimento anche formale dell'autorevolezza conquistata in questi mesi, con la partecipazione ai lavori proprio del segretario in carica del Pd, Guglielmo Epifani. Oggi però non c'è spazio per calcoli o strategie, oggi Renzi proverà a motivare i suoi, a gasare il suo pubblico, a convincere definitivamente la sua comunità che stavolta tocca a lui. Anzi, a loro.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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