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Lecce, a 3 anni bruciato con sigarette se si opponeva alle molestie: indagati padre e zio

Un bambino di 3 anni costretto a subire molestie da parte del padre e dallo zio e che quando si opponeva veniva punito con sigarette spente sul corpo, fango, escrementi e saliva sul corpo. È quanto sarebbe accaduto in un paese del circondario di Galatina. La Procura di Lecce ha concluso le indagini sul caso.
A cura di Susanna Picone
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La Procura di Lecce ha concluso le indagini su un presunto caso di abusi subiti da un bambino che all’epoca dei fatti aveva tre anni ad opera del padre e dello zio. Il piccolo sarebbe stato picchiato con calci e pugni dai parenti e anche sottoposto a brutali sevizie come ad esempio bruciature di sigaretta. Le accuse nei confronti di padre e zio sono di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti in famiglia. Secondo quanto ricostruito dalla Procura – a riportare i dettagli dell’orrore sono i quotidiani locali -, il piccolo veniva picchiato ogni volta che provava a ribellarsi alle molestie. Le punizioni prevedevano calci, pugni, sculacciate e anche fango, escrementi sul corpo, saliva. I fatti sarebbero avvenuti in un comune del circondario di Galatina (Lecce), nel periodo compreso dal novembre 2015 (quando il bimbo aveva tre anni) al novembre 2017. Le indagini sono partite dalla denuncia della madre del bambino il quale, dopo aver parlato con la mamma, è stato ascoltato alla presenza di uno psicologo in due incidenti probatori.

Le molestie a casa dei nonni paterni e in casolare di campagna – Il bambino avrebbe subito molestie nella casa dei nonni paterni o in un vicino casolare di famiglia nei giorni in cui era affidato al padre a seguito della separazione del genitori. Nell'avviso di conclusione delle indagini notificato ai due indagati vi sarebbe anche l'accusa di produzione di materiale pedopornografico, in quanto, in diverse circostanze, lo zio avrebbe fotografato il nipotino nudo. Quattro di questi scatti sono stati trovati sul cellulare dell'uomo. Gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere ascoltati dal magistrato o produrre memorie difensive attraverso i loro avvocati. Nel frattempo, il bimbo e la madre hanno lasciato il Salento per raggiungere una località del Nord Italia.

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