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La legge sul whistleblowing è una lezione: lo Stato deve tutelare chi denuncia abusi e corruzione

Il whistleblowing diventa legge: da oggi i lavoratori che denunciano illeciti di cui sono a conoscenza hanno il diritto di non ricevere ritorsioni o licenziamenti. Ed è anche una lezione: un buon Stato tutela chi denuncia da posizioni di debolezza.
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A cura di Giulio Cavalli
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357 voti a favore, 46 contrari e 15 astenuti per la legge che pone l'Italia in linea con la linea europea sul whistleblowing, la tutela dei lavoratori (sia nel settore privato che nel settore pubblico) che denunciano illeciti di cui sono a conoscenza e non per questo siano costretti a pagare sulla propria pelle il coraggio delle proprie denunce. Da oggi in Italia denunciare la corruzione nel proprio ambito lavorativo (o altri illeciti) ha diritto alla tutela dell'identità oltre alla garanzia di non dover subire ritorsioni o discriminazioni sul proprio posto di lavoro: non può essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa che potrebbe avere effetti negativi.

Una legge fondamentale per un Paese che, come l'Italia, continua ad eccellere nella classifica nera della corruzione in Europa e che, come ha detto il presidente dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione Raffaele Cantone, segna una svolta come necessaria "legge di civiltà". Come dice Virgilio Carnevali (presidente di Transparency International Italia, una delle organizzazioni che più si è battuta per questo disegno di legge) "Oggi è un giorno molto importante per l'Italia e tutti gli italiani.  Tutelare chi segnala illeciti sul posto di lavoro è un gesto di responsabilità e buon senso". Anche l'associazione Libera esulta: "la legge sul whistleblowing è un ulteriore passo decisivo per rompere quel muro di accettazione silenziosa del fenomeno corruttivo, ancora troppo spesso considerato sostenibile, specie se ci riguarda da vicino".

Era il 2010 quando l'Italia, in qualità di membro del G20, si era impegnata a recepire la normativa europea ma solo oggi, 7 anni dopo, la proposta di legge di Francesca Businarolo (M5S) è diventata finalmente legge. I numeri indicano una larga maggioranza trasversale in Parlamento che non possono che essere di buon auspicio: "Sono felice, – ha dichiarato la deputata Businarolo – in questi anni ho ascoltato decine di cittadini onesti che hanno fatto il proprio dovere denunciando la corruzione. La loro ricompensa è stato il mobbing ed anche il licenziamento. Storia di sofferenza ma soprattutto di grande dignità civile. La legge è dedicata a tutte queste persone che rendono l'Italia un Paese migliore".

Ma questa legge è anche una lezione che pare ultimamente poco compresa: in una democrazia che funziona chi è in una posizione di debolezza rispetto alla persona che si ritrova a denunciare ha bisogno di uno Stato che gli venga in soccorso per offrigli tutte le tutele necessarie. Il codice penale (in nome dell'uguaglianza sancito dalla Costituzione) deve essere un'opportunità anche (e soprattutto) per i più "fragili" perché non vengano schiacciati nel momento in cui muovono le proprie accusa (ovviamente da dimostrare nei tribunali). Ed è una lezione così inaspettata di questi tempi in cui troppi ci vogliono convincere che la "forza" delle proprie posizioni sia un dovere e non un diritto. Anche per questo oggi è una buona giornata.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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