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L’Italia che accoglie: chi vorrà potrà diventare tutore volontario di un bambino migrante

Una nuova figura istituita dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza: i cittadini che vorranno diventare tutor volontari per i minori stranieri hanno 20 giorni di tempo per presentare la domanda presso i tribunali dei minori.
A cura di Annalisa Cangemi
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Una gara di solidarietà bandita per tutti i cittadini. Oltre 10mila bambini arrivati in Italia dall'inizio del 2017, numeri inaspettati, difficili da gestire, il 12% dei migranti sbarcati. Nel 2016 ne arrivarono 25.845. A partire da una proposta di legge di Save The Children, il Garante per l'infanzia e l'adolescenza ha pensato alla figura del tutore volontario, un tutore legale per il minore. Conti alla mano sulle stime fatte in base al 2016, nel nostro Paese ne servirebbero 20mila. I tribunali dei minorenni di Bolzano, Liguria, Campania e Lazio si sono già mobilitati per accogliere le domande di affidamento da parte di cittadini virtuosi. Laddove le amministrazioni locali saranno carenti il ruolo di questi "accompagnatori" sarà quello di aiutare i bambini nelle pratiche burocratiche, garantirne la salute e occuparsi delle sue prime necessità.

Il ruolo del tutore è già  previsto nelle "misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati," contenute nella legge 47 del 2017. Il termine per presentare la domanda per diventare tutore volontario è il prossimo 6 agosto. Non sarà necessario essere coniugati, come invece è previsto per l'adozione: anche un single potrà occuparsi di un bambino. Il suo dovere potrà essere semplicemente quello di aiutarlo a svolgere i suoi compiti scolastici, o di accompagnarlo nelle sue attività extra scolastiche. Tra i requisiti per iscriversi all'elenco dei tutor volontari c'è quello dell'età, 25 anni. Occorre poi essere cittadini italiani europei. Bisogna poi seguire un corso di 24 o 30 ore, una formazione sul diritto dell'immigrazione, su norme psico-sanitarie.

Poter diventare un punto di riferimento adulto, e guidare il minore nelle decisioni che dovrà prendere durante la sua crescita: è l'obiettivo di questo modello di cittadinanza attiva. Secondo la legge il bambino, o l'adolescente, non dovrà poi risiedere necessariamente nella stessa abitazione del suo tutore volontario. Anche i fratelli e le sorelle verranno maggiormente tutelati: potranno beneficiare dello stesso tutore, ed evitare così le separazioni forzate.  Si tratta di un progetto pilota, mai sperimentato in Europa, che permetterà di ridistribuire il carico dell'emergenza accoglienza e migliorare la qualità della vita del minore.

Intanto a Bolzano e Catania le lezioni per i volontari sono già partite, con la collaborazione di Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione e Fondazione Migrantes.

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