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Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

L’altarino di zio Michele per Sarah nel garage dell’omicidio

In un’intervista esclusiva a Quarto Grado, Misseri mostra l'”omaggio” realizzato per la nipote 15enne, uccisa un anno fa: “Qui è morta Sarah e qui ho fatto un altarino.”
A cura di Biagio Chiariello
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Un altarino allestito in memoria della nipote scomparsa. E' l'ultimo episodio della sempre più inquietante storia di cronaca nera che dalla scorsa estate sta appassionando mezza Italia. A costruirlo proprio nel garage della villetta di via Deledda ad Avetrana, dove Sarah Scazzi potrebbe essere stata uccisa, è stato Michele Misseri, ex principale sospettato dell'omicidio, scarcerato lo scorso 30 maggio, e attualmente impegnato a cercare di riportare su di sé le indagini.

E' stato lo stesso contadino, in un’intervista esclusiva concesso a Quarto Grado alla vigilia del 26 agosto 2011, ad un anno esatto dai fatti, a mostrare per la prima volta, alle telecamere del programma di Retequattro, l’altarino edificato per ricordare la nipote. L’intervista andrà in onda durante la prima puntata del settimanale, venerdì 9 settembre 2011, ore 21.10 su Retequattro. Uno stralcio dell’intervista è pubblicata sul sito tgcom.it."Cos'è questo?" chiede l'inviato a Misseri indicando l'altare. "Io l'ho fatto qui perché non me la sento di andare in chiesa o al cimitero. Qui è morta Sarah e qui ho fatto un altarino. Non lo so se mamma Concetta mi crederà o no. Questa è la verità" , rivela tra le lacrime l'uomo.

L'altarino di Zio Michele per la nipote Sarah
L'altarino di Zio Michele per la nipote Sarah

Dell'altarino Zio Michele ne aveva già parlato qualche giorno fa nel corso dell'udienza preliminare a Taranto per l'omicidio della 15enne, nella quale erano presenti  anche Sabrina Misseri e Cosima Serrano, detenute per omicidio e sequestro di persona. Misseri ha raccontato che alla vigilia dell’udienza – poi rinviata al 10 ottobre -, non riusciva a dormire ed è sceso "in garage a pregare e a piangere. Ho costruito un altare per Sarah". Al centro ha inserito una fotografia "ritagliata da un giornale", attorniata da Madonne e Gesù ("questa me l’ hanno spedita quando stavo in carcere, quest’ altra me l’ hanno regalata"), un rosario di legno, il libretto delle preghiere ("perché non è che me le ricordo tutte a memoria, delle volte devo leggerle").

"L’ altro giorno me ne stavo qui a pregare e mi sono messo paura: ho visto gli occhi di Sarah che si muovevano e sono scappato fuori, al sole. L’ ho presa come un segnale", racconta. "Lei è ancora qua sotto, perché le anime non battezzate rimangono dove sono morte finché non è arrivata la loro ora".

Poi ritorna sull' ultima delle molteplici versioni date nel corso di questi mesi su quanto accaduto il giorno dell’omicidio: "Ero nervoso perché il trattore non partiva. Quando Sarah è scesa l’ho presa per le spalle e l’ho spostata. Lei mi ha dato un calcio forte dove agli uomini fa più male e io non ci ho visto più e le ho buttato la corda al collo".

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