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Juventus, la moglie dell’ultrà suicida tuona: “Riaprite l’inchiesta, me l’hanno ammazzato”

“Deve essere successo qualcosa di enorme per indurre Ciccio ad ammazzarsi. Devono proprio averlo costretto”. Gabriella Bernardis, l’ex ultrà Raffaello Bucci morto suicida a Fossano il 7 luglio 2016, spiega come la drammatica fine del marito non l’abbia mai convinta. L’uomo era informatore per i nostri Servizi segreti.
A cura di Biagio Chiariello
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"Perché Ciccio si sia ammazzato deve essere successo qualcosa di enorme, devono proprio averlo costretto”. Gabriella Bernardis, moglie di Raffello Bucci – ex capo ultrà e collaboratore della Juventus, morto suicida a Fossano il 7 luglio 2016 – ha parlato in una lunga intervista a La Repubblica. La donna ha spiegato di non essersi mai convinta dalla tesi del suicidio, soprattutto ora che sono emersi nuovi dettagli sulla vita da collaboratore dei servizi segreti del defunto marito.

Su richiesta della donna, il legale Paolo Verra chiederà di riaprire l’inchiesta. “Non credevo che il padre di mio figlio potesse essere nei servizi segreti. Troppe cose non coincidono, dal blackout delle intercettazioni alla mancanza di foto del corpo. Si è gettato ‘a candela’ e ha ferite gravi su tutto il volto che non dovrebbero entrarci nulla. Ci sono testimoni che lo hanno visto ma secondo me lo hanno massacrato di botte prima”. Gabriella Bernardis non sa chi può aver fatto del male al consorte, ma le sue parole sono piuttosto chiare: “Chi gli era vicino mi ha detto che l’hanno ammazzato, era gente della ‘vecchia gestione’. Penso facciano riferimento alla curva, ma non so nulla di più di queste poche parole”.

Lo stesso avvocato Verra riferisce inoltre del giallo relativo al borsello dal quale Bucci "non si separava mai", eppure "quando è morto gli investigatori non l'hanno ritrovato nella sua auto. A Gabriella, però, è stato consegnato da Alessandro D'Angelo, security manager della Juventus che ha detto di averlo trovato nella macchina. Un'incongruenza che bisognerebbe spiegare".

Raffello Bucci rappresentava una sorta di collegamento tra tifosi e società bianconera. Ex ultrà dei Drughi alle dipendenze del leader Dino Mocciola, il 6 luglio 2016 – giorno prima della morte – era stato ascoltato dai magistrati che indagano sui presunti rapporti tra tifosi e criminalità organizzata calabrese, interessata ad entrare nel business del bagarinaggio.  I pm gli chiesero soprattutto di far luce sui suoi contatti con Rocco Dominello, figlio del boss della ‘ndrangheta Saverio e considerato il collegamento tra alcuni capi ultrà come Mocciola, leader dei Drughi, e la criminalità organizzata.

L’ultimo dettaglio dell’inchiesta è quello che secondo cui Bucci avrebbe avuto un “rapporto fiduciario” con un uomo dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise). Negli atti dell’inchiesta, viene chiamato “Gestore” perché “gestisce” gli informatori. “Con Bucci avevo un rapporto senza intermediari relativo all’infiltrazione di frange eversive e di estrema destra nelle curve – spiega l’agente segreto ai pm –. Ma lui mi raccontò delle cose da cui nel 2013 nacque un appunto trasmesso ai carabinieri sul gruppo dei Gobbi, su cui ci sarebbe stato interesse della famiglia Ursini (storica famiglia ‘ndranghetista di Torino, ndr)”. Dopo gli arresti del 1° luglio, Bucci si era rivolto all’agente dell’Aise: “Mi mandò un sms domenica 3 luglio chiedendomi di vederlo. Mi disse di essere preoccupato, che era uscita una bomba, che rischiava il posto in Juventus, cosa a cui teneva”. E ancora: “Era agitato, ma l’ho rassicurato. Viste le modalità non era certamente indagato”. Il 6 luglio, l’interrogatorio. Il giorno dopo l’ex ultras muore ‘suicida’ a Fossano.

Lo denuncia l'avvocato Paolo Verra, legale dell'ex compagna del tifoso Gabriella Bernardis. "Non se ne separava mai. Ma quando e' morto gli investigatori non l'hanno ritrovato nella sua auto. A Gabriella, pero', e' stato consegnato da Alessandro D'Angelo, security manager della Juventus che ha detto di averlo trovato nella macchina. Un'incongruenza che bisognerebbe spiegare".

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