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Opinioni

Italia sotto tutela UE: inutile illudersi, dopo le elezioni la musica non cambierà

Le ingerenze europee nella campagna elettorale per le politiche rispecchiano l’idea di un Paese a sovranità limitata e ancora sotto tutela. E del resto, l’alternativa quale sarebbe?
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Merkel-Berlusconi-Europa

Ha ovviamente sollevato furiose polemiche la dichiarazione del Commissario Europeo Olli Rehn sulle "responsabilità" del Governo Berlusconi nello sviluppo della crisi italiana con il "venir meno ai patti europei" del Cavaliere. Una indignazione di cui si è fatto portavoce l'ex ministro Brunetta, che ha chiesto le dimissioni di Rehn, e che è stata ripresa dalla quasi totalità dei commentatori in qualche modo vicini al centrodestra. Il filo conduttore è più o meno sempre lo stesso: non è accettabile un'ingerenza europea in libere elezioni politiche nazionali. A maggior ragione quando si tratta di esponenti delle istituzioni europee che dovrebbero mantenere un profilo super partes e che invece, secondo i berluscones, stanno tentando in tutti i modi di "aiutare il loro amichetto Monti, visto che si sono accorti che non decolla nei sondaggi". Una lettura che è sostanzialmente suffragata dalle prime obiezioni sollevate rispetto alla permanenza del Popolo della Libertà nella famiglia dei Popolari Europei (che non dovrebbe essere in dubbio, almeno fino alle elezioni).

Ma cosa ha detto di tanto clamoroso Olli Rehn? Come scrive Stefano Folli, in sostanza, "pur salvando la forma, ha fatto capire con chiarezza qual è il risultato delle elezioni più gradito in Europa. Dovrà essere un esito in grado di tenere Berlusconi lontano dall'area di Governo". La questione in fondo è tutta qui. Non è poi così importante capire se si tratti di libera opinione o di ingerenza inaccettabile, quanto piuttosto fare i conti con l'idea di futuro dell'Italia che "l'Europa" ha in mente. Un Paese ancora sotto tutela, vincolato a patti stringenti e "dolorosissimi", cui imporre indicazioni e scelte. Un Paese a sovranità limitata, in poche parole.

Ma l'alternativa quale sarebbe? Chiarito che l'assetto rispondente ai desiderata delle istituzioni europee comprende un esecutivo (magari ancora a guida Monti) sostenuto da una maggioranza di moderati – riformisti (con la speranza di una emarginazione dell'area estremista), resta tutta da dimostrare l'esistenza di un progetto realmente e radicalmente alternativo. In parole povere, assodato che la sovranità non può e non deve essere messa in discussione (e che la legittimità delle opinioni è cosa ben diversa dalla diretta ingerenza nella campagna elettorale) e considerati gli equilibri politici reali e la conformazione dei flussi di consenso, c'è una vera alternativa ad una ennesima legislatura "sotto tutela" europea? Un governo a guida Bersani, cui pure va riconosciuto il merito di evitare promesse e cercare di tenere i piedi per terra, riuscirà a perseguire una reale discontinuità rispetto alla linea Monti (dati gli impegni presi per gli anni a venire nelle ultime legislature)? E che valore ha la promessa berlusconiana di "cambiare musica" ed opporsi alla prepotenza della Germania, dal momento che i vincoli di bilancio verranno rispettati in ogni caso e l'idea di una rinegoziazione di alcuni accordi è al limite dell'improponibile? Insomma, non è una questione di conservare la sovranità, quanto piuttosto di conservare un minimo di autonomia nelle scelte decisive per il futuro del Paese. E, ci perdonerete, in tal senso non riusciamo ad essere ottimisti. Nemmeno un po'.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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