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Uno squillo, nessuna risposta e il conto è svuotato: come riconoscere la truffa del wangiri

L’obiettivo dei truffatori è fare in modo che la vittima non faccia in tempo a rispondere e richiami lo stesso numero. Se succede la telefonata viene reindirizzata a un numero con sovrapprezzo dove a rispondere è un finto servizio clienti automatizzato.
A cura di Elisabetta Rosso
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Arriva uno squillo, poi la chiamata si interrompe, il numero è estero, l'utente richiama e cade nella trappola. La truffa del wangiri funziona da anni, nell'ultimo periodo sono aumentati i casi. L'idea alla base è piuttosto semplice. I cybercriminali chiamano gli utenti interrompendo subito la linea, il termine wangiri infatti in giapponese significa "uno squillo e giù". Se la vittima richiama viene indirizzata a un numero a pagamento che addebita costosi servizi telefonici e abbonamenti a servizi premium.

Secondo gli esperti la truffa è nata in Giappone e poi si è diffusa in tutto il mondo. A volte i truffatori per spingere gli utenti a richiamare lasciano messaggi nella segreteria. Spesso chiamano di notte, o durante l'orario di lavoro per ridurre le possibilità di risposta dell'utente. La truffa infatti funziona solo se la vittima decide di richiamare il numero. A quel punto l'obbiettivo dei cybercriminali è fare in modo che la chiamata duri il più a lungo possibile.

Spesso a rispondere sono assistenti virtuali, o messaggi pre registrati, ma dall'altra parte potrebbe anche esserci il personale di un falso servizio clienti o di un'azienda che parlano con il cliente per prolungare la chiamata. Le tariffe maggiorate aumentano infatti in base alla durata della telefonata, più le vittime rimangono in linea, più i cybercriminali guadagnano. La truffa del wangiri è semplice e redditizia. Il costo per i cybercriminali è minimo, tutto ciò che serve è un numero a tariffa maggiorata, l'accesso ai contatti da prendere di mira e la tecnologia per gestire la truffa su larga scala.

Come riconoscere la truffa

La polizia internazionale ha rilevato che i prefissi più utilizzati delle chiamate-truffa sono quelli della Moldavia (+373), Kosovo (+383), e Tunisia (+216). L'obiettivo dei truffatori è fare in modo che la vittima non faccia in tempo a rispondere e richiami lo stesso numero. Se succede la telefonata viene reindirizzata a un numero con sovrapprezzo, dove a rispondere è un finto servizio clienti automatizzato.

Per chi vuole fare la prova del nove e scoprire, prima di richiamare, se si tratta o meno di una truffa, può consultare il programma messo a disposizione dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom). Il tool permette di verificare se un numero è iscritto al Registro degli Operatori di Comunicazione. Nel caso non comparisse, allora è molto probabile che sia un fake, ed è possibile bloccarlo manualmente dal proprio dispositivo.

Come difendersi dal wangiri

Per evitare di cadere nella truffa è sempre meglio non rispondere ai numeri non segnati in rubrica, soprattutto se le chiamate arrivano dall'estero. Non solo, si possono anche bloccare le chiamate internazionali, in questo caso però non si potrebbero ricevere anche eventuali chiamate legittime. Ci sono diverse app che permettono di filtrare le chiamate sospette, funzionano in modo simile alla protezione antispam.

Chi riceve invece molte chiamate da numeri stranieri sempre molto simili, dovrebbe contattare l'operatore telefonico o denunciare il caso alla polizia postale, anche per individuare e fermare il prima possibile i responsabili.

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